Così come era stato annunciato, giovedì 1 giugno si è tenuto al Ministero dello Sviluppo Economico un nuovo incontro tra ministro e sindacati per discutere della vendita dell'Ilva.

Visto quel che è accaduto, non si capisce neppure perché tale incontro sia stato programmato. Al Mise erano presenti il ministro Carlo Calenda il viceministro Teresa Bellanova, i commissari e i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm nazionali e territoriali e Cgil Cisl Uil.

I sindacati, in seguito a quanto era stato loro comunicato due giorni fa, hanno chiesto di approfondire il confronto sui contenuti di merito prima che il governo procedesse all'aggiudicazione. In risposta, il governo ha detto che il confronto può proseguire solo dopo l'aggiudicazione che dovrebbe avvenire entro lunedì 5 giugno.

Solo allora si potrà avviare un negoziato sui punti del piano e quello che sarà l'esito della trattativa sarà vincolante per l'assegnazione degli impianti.

Per Fiom-Cgil "il confronto sarà determinante per ridefinire gli aspetti inaccettabili fino ad ora emersi, a partire dagli esuberi paventati, e per tentare di arrivare ad un accordo sindacale con l'obbiettivo di modificare il piano industriale al fine di preservare l'attuale l'occupazione del Gruppo e dell'indotto, garantire la sostenibilità ambientale, incrementare investimenti e livelli produttivi".

Entrambe le cordate hanno proposto una riduzione del personale tra le 5000 e le 6000 unità, senza però indicare dove tale riduzione verrebbe effetuata, se solo a Taranto o anche in Liguria. L'unica cosa certa è che la riduzione non potrà riguardare in ogni caso la sola Liguria visto che il numero di occupati in quella regione, presenti soprattutto a Genova, non supera in totale i 2500.

In attesa della definitiva assegnazione dell'Ilva alla cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia, negli stabilimenti sono state avviate mobilitazioni, a cui seguiranno assemblee informative e di confronto con tutti i lavoratori.