Le più recenti indagini di mercato hanno identificato quali sono le motivazioni che spingono il consumatore ad entrare in un negozio per acquistare merci: in primis la fiducia nel venditore, poi la fedeltà, l’assortimento e la possibilità di verificare e toccare con mano l’oggetto prima di acquistarlo.

Con la presenza sempre più importante del commercio online, il negozio fisico si trova a dover affrontare una pericolosa situazione, ovvero “lo provo in negozio e lo compro poi online”.

E non finisce qui; la forza di internet non sta solo nello spostare gli acquisti dai negozi fisici a quelli online, ma anche nel creare una massa sempre maggiore di informazione attrattiva per il consumatore che tende ad assorbirla come dogma, verità assoluta e incontrovertibile a prescindere dalle fonti.

Nel settore erboristico questo fenomeno sta letteralmente impazzando e sempre più il professionista esperto di fitoterapia e rimedi naturali si trova a ricevere clienti che non solo pongono miriadi di domande su ciò che hanno letto (la qual cosa sarebbe anche giusta e auspicabile) ma che si pongono come veri e propri esperti perchè diamine…”l’hanno letto su internet!”.

Una tra le questioni più gettonate riguarda l’Artemisia annua, pianta che a leggere su internet avrebbe proprietà quasi miracolose. E per chi purtroppo si trova in gravi condizioni di salute, è comprensibile che laddove si leggano di rimedi che possono dare una speranza di guarigione, si accenda una piccola luce positiva in fondo al tunnel.

Purtroppo va subito chiarito che l’Artemisia annua non appartiene all’elenco delle piante ammesse per utilizzo negli integratori da parte del Ministero della Salute, trattandosi di materia prima destinata sinora solo a scopi medici per cui anche l’utilizzo di un farmacista deve essere autorizzato da precisa e specifica prescrizione medica.

Per ora si possono citare solo esperimenti in vitro con l’utilizzo di questa pianta ed in particolare del suo principio attivo cardine, l’artemisina, che ha dimostrato un effetto tossico su cellule tumorali, mentre la diidroartemisina è in fase di valutazione come molecola antineoplastica; ad ogni modo, i dati disponibili sinora nella letteratura scientifica sono limitati a un singolo studio cinese su pazienti affetti da tumore al polmone e quindi non esistono in assoluto riscontri oggettivi sulla sua efficacia.

Purtroppo il lettore di turno non ha quasi mai intenzione di verificare le fonti di ciò che legge, e in secondo luogo e cosa ulteriormente peggiorativa, confonde le opinioni o le ricerche in corso con i fatti oggettivi e provati, inducendo in se stesso e in coloro ai quali comunica le notizie, false aspettative.

Per verificare le fonti è sempre bene, qualora non indicato espressamente nell’articolo, richiedere a chi l’ha scritto o pubblicato quali siano i testi di riferimento alla base di ciò che si afferma. Un professionista serio non avrà la minima difficoltà a fornire i dati dei testi scientifici sui quali ha reperito le notizie pubblicate.

E ad inquadrare il problema che gli viene sottoposto in modo tecnico e rigoroso e trasmettendo al cliente la consapevolezza che solo attraverso studio approfondito e anni di esperienza sul campo si possono risolvere davvero i problemi posti, senza cadere nel miraggio che un’illusione creata dal web sia la panacea di tutti i nostri mali.