Ogni tragedia vera, per definirsi tale, deve essere accompagnata dalla consueta dose di stupidità. Non che la stupidità sia necessaria, ma sembra però essere naturale, inevitabile in quanto spontanea, quasi a voler meglio definire e risaltare i contorni della tragedia. Così sia anche del terremoto dello scorso 24 agosto.

L'immancabile Salvini, sempre all'esasperata caccia di click per le sue iniziative editoriali su web, ha pubblicato il post di un prete del savonese che si auspicava che fosse giunta l'ora di  «mettere gli sfollati nelle strutture e i migranti sotto le tende.»

Quali fossero per lui le "strutture" non è dato sapere, ma la dichiarazione è piaciuta moltissimo tra le fila dei politici e dei maîtres à penser del centro destra che subito si sono affannati a precipitarsi sui social nel comunicare il proprio assenso in merito.

Tra questi anche l'immarcescibile Guido Bertolaso che, pur trovandosi in "Sierra Leone al lavoro per creare il sistema delle emergenze", auguri vivissimi alla popolazione di quella nazione, oltre a concordare su quella ipotesi ha dichiarato in una intervista a Repubblica che in passato «fece un tour nel reatino proprio per promuovere la misura [finanziamento per la ristrutturazione di immobili in funzione antisismica], perché nessuno pareva sensibilizzare i cittadini su questa opportunità. In seguito ad Amatrice è accaduto anche che un dirigente poco solerte abbia spedito a Roma le richieste dei suoi cittadini quando ormai erano scaduti i tempi di consegna, facendo perdere così ogni diritto ai finanziamenti a chi (meno di dieci persone) che aveva fatto domanda. Un caso emblematico di come fosse stata presa seriamente l’opportunità del consolidamento antisismico.»

È lo stesso Guido Bertolaso che ha gestito la protezione civile come una specie di servizio di Cassa Continua per amici e parenti che adesso si mette a pontificare su chi ha fatto sprechi o male utilizzato soldi che forse avrebbero potuto servire per salvare case e vite umane.


Finito qua? E perché farci mancare il meglio? E Bruno Vespa lo vogliamo dimenticare? Ricordate Francesco Piscicelli con il cognato Pierfrancesco Gagliardi che al telefono ridevano beati perché con il terremoto de L'Aquila avrebbero fatto un sacco di soldi con la ricostruzione?

Bruno Vespa, eccitatissimo durante il suo Porta a Porta mentre agitava l'immancabile bacchetta, faceva notare al ministro delle Infrastrutture Del Rio che adesso il PIL, grazie al terremoto, aumenterà sensibilmente: «Pensi l'edilizia che cosa non potrebbe fare!» Il ministro, invece di stropicciarsi gli occhi e di sturarsi le orecchie per essere sicuro di esser sveglio e di non avere avuto un incubo, sorrideva sornione annuendo soddisfatto e ricordando che «adesso L'Aquila è il più grande cantiere d'Europa, di fatto. Ed anche l'Emilia è un grandissimo cantiere in crescita!»

Piscicelli e Gagliardi, al confronto, erano due dilettanti!