In attesa di conoscere le raccomandazioni economiche della Commissione UE relative al pacchetto di primavera del semestre europeo, con le indicazioni specifiche per ogni singolo Paese, l'Istat ha reso noto il rapporto relativo alle prospettive economiche per l'Italia nel 2017.

Al di là di quella che è la percezione dell'andamento economico da parte di molti italiani e, a dire il vero, anche di altri istituti di analisi, nel 2017 l'Istat prevede un aumento del Pil pari all'1%.

E l'aspetto che più sorprende è che tale aumento sia dovuto quasi interamente alla domanda interna che, addirittura, al netto delle scorte contribuirebbe positivamente alla crescita del Pil per 1,1 punti percentuali, mentre sarebbe negativo l'apporto della domanda estera lcon un -0,1 punti percentuali e nulla la variazione delle scorte.

Ma anche la spesa delle famiglie in termini reali è stimata in aumento dell'1,0%, anche se in rallentamento rispetto al 2016. E la crescita dei consumi sarebbe alimentata addirittura dai miglioramenti del mercato del lavoro!

Nel migliore dei mondi possibili non poteva neppure mancare il consolidarsi dell'attività di investimento sui ritmi di crescita del 2016, almeno finché la Banca centrale europea continuerà nella politica del Quantitavie Easing.

E in questo quadro non poteva mancare neppure il miglioramento dei livelli occupazionali, a dispetto di quanto prospettao dai datgi Inps, che "dovrebbe" proseguire anche nel 2017, seppur in decelerazione rispetto agli anni precedenti. Ma, in compenso, vi sarà pure una riduzione della disoccupazione che dovrebbe raggiungere l’11,5%.

Tutto questo "bengodi" deriverebbe dalle misure descritte nel Documento di economia e finanza diffuso ad aprile 2017 oltre che da un processo di accumulazione del capitale, legato al miglioramento delle aspettative delle imprese! Naturalmente permangono fattori di rischio costituiti dal commercio estero, dalle situazioni geopolitiche e dal conseguente riaccendersi di tensioni sui mercati finanziari.

Previsioni senz'altro ottimistiche quelle dell'Istat che però non riescono a spiegare come altre fonti diano in aumento il numero di famiglie acon reddito basso o insufficiente, e neppure sembra tener conto che a fine anno scadranno i tre anni di prova della meravigliosa riforma del lavoro che aveva creato in breve termine così tanta occupazione.