Una pelle che sembra di plastica, lunghi capelli biondi, due enormi occhi azzurri e una vita sottilissima: è Valeria Lukianova, giovane ragazza ucraina già ribattezzata la "barbie umana" per l'incredibile somiglianza con la bambola della Mattel. Divenuta famosa per i video e le foto postate sui social network è ora al centro di un'accesa discussione. La ragazza dichiara di aver ricorso alla chirurgia plastica solo per rifarsi il seno, ma molti media sostengono che si sarebbe sottoposta a diversi interventi, tra cui la rimozione di alcune costole per ridurre la vita. Il fatto è spaventoso se si considera inoltre che Valeria non è l'unico caso, sempre un'altra bionda finita più volte sotto il bisturi di un chirurgo plastico per inseguire il modello di bellezza della Mattel è Olga Oleinik, che valeria considera la sua "sorella spirituale".

La barbie è la bambola più venduta al mondo, in commercio dal 1959 ed è la linea di fashion doll più famosa. Le fashion doll sono bambole progettate per essere vestite in modo da riflettere principalmente le tendenze della moda. E' fra i giocattoli più venduti e regalati e probabilmente è anche fra i più pericolosi. Dagli anni '60 influenza in modo non indifferente la cultura di massa. Ha concorso a creare un irraggiungibile modello femminile moderno: un corpo ideale, uno status sociale elevato, un esempio di perfezione e lusso. Le critiche alla bambola non sono poche, basti pensare a quelle mosse da un'associazione femminile universitaria contro le barbie parlanti del 1992che ripetevano la frase "la matematica è difficile, andiamo a fare shopping" per il messaggio implicito che portavano.

L'attvità ludica è fondamentale per la crescita dei bambini, il gioco è una modalità mediante la quale simualano la realtà ed imitano i grandi. Si comportano come una spugna e tutto ciò che assorbono condizionerà le loro scelte e le loro personalità. 

La Mattel continua senza problemi a produrre e vendere in quantità industriali questo modello disumanizzante anche se ormai risulta evidente la stretta correlazione fra i numerosi casi di anoressia e quella vita sottile all'inverosimile. Il messaggio lanciato dalla Mattel è abbastanza esplicito e preoccuapante se si pensa alla "barbie slumber party" del 1965 che conteneva tra gli accessori un libro intitolato "How to lose weight?", con scritto sul retro "DON'T EAT". Quest'oggeto del male nascosto da lineamenti perfetti causa dismorfobie tali da compromettere la salute dei bambini se particolarmente sensibili al confronto coi coetani.

Nel 2013 ha aperto a Berlino la Dream House di Barbie, la casa dei sogni a grandezza naturale, dove è possibile visitare armadi e stanze della bambola che dagli anni '60 divide le coscienze di tante donne, l'attrazione ha avuto un grandissimo successo, le madri non ci hanno pensato due volte ad accompagnare le loro figlie. Ma non sono mancate le proteste fra cui quelle del gruppo "pinkstinks" indignate per i 12500 metri quadrati tutti rigorosamente dipinti di rosa, si chiedono infatti "It's all about pink?". Un'attrazione rivolta alle bambine di tutto il mondo che vuole ribadire che esistono luoghi e giochi per femmine, separati da quelli maschili, ben identificabili dal colore rosa. "Life in plastic is not fantastic" è lo slogan della protesta.

Il corpo di barbie è surreale, va bene per qualcuno alto trenta centimetri, ma per una donna sarebbe scomodo e ingestibile, una barbie "a grandezza natuarale" probabilmente si romperebbe in due per via della vita troppo sottile, non riuscirebbe a vedersi la punta dei piedi da quanto sono grosse le sue tette e probabilmente non sarebbe nemmeno in grado di camminare per via delle gambe troppo esili, insomma qualcuno con le sue porporzioni non avrebbe speranze di vita. E' davvero questo il modello di bellezza a cui sivuole apirare? Ora che il concetto di bellezza è visto quasi come un valore morale si rischia sempre di più di perdere il confine tra plastica e realtà.

Le barbie rappresentano sempre di più un certo canone, un modello al quale la bellezza deve conformarsi; un concetto di bellezza che porta le donne ad alimentare una vera e propria industria con cosmetici, abiti e accessori per inseguire uncanone che in realtà non esiste.