Giovedì 25 maggio i lavoratori dell'edilizia sono scesi in piazza con manifestazioni oprganizzate a Bologna, Roma, Bari, Palermo e Cagliari per portare l'attenzione dell'opinione pubblica su tre temi prioritari per il settore: pensioni, lavoro e contratti.

Per Cgil, Cisl e Uil la mobilitazione del 25 maggio è una tappa importante per supportare la vertenza pensioni, i tavoli sulla sicurezza ed insistere sulla necessità di creare nuovi posti di lavoro con investimenti pubblici e privati, oltre a rilanciare la lotta al sommerso. Senza dimenticare il discorso su un contratto nazionale a supporto dei punti sopra elencati.

In rfelazione alle pensioni, l’Ape agevolata nella prima definizione è stata una vera presa in giro per gli edili: su 23mila operai nati tra il 1951 e 1953, solo 500 circa ne avrebbero potuto usufruire! Con l'ultimo aggiornamento il numero è leggermente aumentato, ma si parla sempre di cifre ridicole se si pensa che questa soluzione finisce per non dare alcun "sollievo" ad una categoria che dall'inizio della crisi ha perso oltre 800mila posti.

E sotto questo aspetto non va dimenticata neppure la sicurezza, perché negli ultimi anni sono aumentati tra gli operai più anziani gli incidenti mortali: salire e lavorare sulle impalcature dopo i 60 anni, come dimostrano i dati, non è così facile come si potrebbe credere. Inoltre, un abbassamento dell'età pensionaile favorirebbe anche le assunzioni dei giovnai.

Per quanto riguarda gli investimenti, si invita il governo a dare corso ad un piano straordinario di manutenzione per strade e viadotti per rilanciare l'occupazione,visto che il 65 per cento delle infrastrutture stradali e autostradali italiane risale agli anni 60 e 70.

Una scelta che potrebbe avere ricadute importanti sul piano occupazionale così come il piano Casa Italia, almeno per il momento accantonato dal governo.

Con questa manifestazione, lavoratori e sindacati chiedono investimenti e lavoro per contrastare una crisi che continua a decimare il settore edile con cali del -45% dei lavoratori, -50% della massa salari, -58% delle ore lavorate, -44% delle imprese a gennaio 2017 su gennaio 2008.