Anche se poco o per nulla pubblicizzate, i 5 Stelle continuano a pubblicare le proposte - da discutere e approvare - che costituiranno la loro piattaforma per la prossima campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo anno, a meno che il Governo non si dimetta prima.

L'ultima iniziativa riguarda il lavoro e la possibilità di ridurne l'orario. In Italia, i lavoratori sono tra i più produttivi in Europa, ma sono anche tra coloro che in Europa lavorano di più. Inoltre, rispetto alla media Europea, il numero di occupati in Italia è più basso. Lo dimostrra, ad esempio, il 57% di occupati del nostro paese paragonato al 64% di quello della Francia, che - in proporzione - corrisponde a 3 milioni di occupati in più.

Quindi, lo slogan lavorare meno lavorare tutti non è affatto irrazionale. Le 8 ore lavorative sono state concesse in Italia nel 1919. Cinquanta anni dopo siamo passati a 40 ore con il sabato divenuto festivo. Passare oggi almeno a 35 ore la settimana non sarebbe pertanto una follia.

L'attuale differenza relativa a organizzazione e tempi di lavoro che ci divide dagli altri paesi europei è spiegabile nell'innovazione tecnologica legata ai processi di produzione. Maggiore innovazione tecnologica consente un'ottimizzazione dei tempi e una maggiore produttività.

I costi per lo Stato per avviare la riduzione degli orari di lavoro sarebbero insostenibili? In Francia - secondo i 5 Stelle - le 35 ore sono costate circa un miliardo l’anno. In Italia stiamo spendendo per la decontribuzione associata al Jobs Act 20 miliardi, ma le ricadute occupazionali sugli occupati permanenti sono a dir poco impercettibili in confronto al costo economico.

Quali sono i suggerimenti? Spostare il carico fiscale e contributivo per penalizzare gli orari lunghi e gli straordinari a favore della riduzione degli orari.

A prima vista l'utilizzo di molta più manodopera in sostituzione della tecnologia potrebbe sembrare una soluzione intelligente. Ma non è così. Infatti, la competizione dei mercati globali finisce per sfavorire le imprese che investono meno e che, per questo, finiscono fuori mercato. Se un'impresa non c'è più, non c'è più neppure l'occupazione.

Infine, tra le proposte dei 5 Stelle per la riduzione collettiva degli orari, quelle indicate sono molteplici: riduzione orizzontale in cui le ore giornaliere vengono ridotte; riduzione verticale delle giornate lavorate con una settimana corta di 4 giorni; un nuovo modello di organizzazione dell'orario ordinario con una fascia ampia che vada dalle 25 alle 35 ore da concordare tra imprese e lavoratori in base ai diversi contesti lavorativi.

Giusta o sbagliata che sia, quella dei 5 Stelle è almeno una proposta concreta che altre forze politiche, che pure dicono di essere addirittura socialiste, neanche prendono in considerazione.