Oggi Renzi è tornato al lavoro al Nazareno. Si dovrà occupare di riorganizzare la segreteria del Partito Democratico e di trovare una soluzione per la legge elettorale.

Altra notizia che riguarda il PD è il compiacimento del partito per i dati sull'occupazione pubblicati dall'Istat. Secondo i democratici il lavoro cresce e calano gli inattivi grazie alle riforme.

Ad unire tra loro le due notizie è la tenacia con cui il PD rifiuta di fare i conti con la realtà. Da una parte è comprensibile. Per i partiti la propaganda è fondamentale, impossibile pensare che trascorrano il loro tempo a confessare di aver sbagliato.

Però, negare la realtà al di là di ogni evidenza significa anche che sarà impossibile sperare che vengano poi risolti i problemi. E se i problemi riguardano un partito che guida e potrà guidare anche in futuro la maggioranza parlamentare a supporto del governo di turno, quei problemi finiranno per riguardare anche il paese.

Renzi ha indetto a dicembre un'Assemblea Nazionale per celebrare se stesso ed ha evitato di fare la cosa che la logica imponeva, dopo i deludenti risultati elettorali del 2016 che avevano visto il PD perdere consensi: indire un congresso che scegliesse un nuovo segretario e definisse la linea politica del partito prima di andare al voto.

Così facendo, o non facendo a seconda del punto di vista, Renzi si presenterà al voto da segretario del PD e, in base alo statuto del partito, come premier in pectore. La poltrona è assicurata. Però il partito che gli elettori dovrebbero votare è lo stesso con tutte le contraddizioni tra renziani e non renziani che si sono viste negli ultimi tre anni.

In pratica, si nega la realtà ed i problemi ad essa collegati. Con l'articolo sulla celebrazione delle riforme renziane siamo sullo stesso piano.

Nell'articolo, i renziani di turno si esaltano per i dati dell'Istat affermando che, grazie alle riforme, "l’occupazione aumenta sia per le donne che per gli uomini e anche nella fascia d’età 35-49 anni, mentre la situazione rimane sostanzialmente invariata per i giovani fino a 35 anni."

Sui giovani, in realtà, l'Istat dice cose diverse: "A novembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 39,4%, in aumento di 1,8 punti percentuali rispetto al mese precedente. L’incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari al 10,6%, in aumento dello 0,7% rispetto a ottobre.

Il tasso di occupazione dei 15-24enni diminuisce di 0,1 punti percentuali, mentre quello di inattività cala di 0,6 punti. Nelle restanti classi di età il tasso di occupazione a novembre cala tra i 25-34enni (-0,4%)..."

Quindi, la situazione sostanzialmente invariata è in realtà peggiorata. Il dato "esaltante" per i renziani del PD riguarda i 200mila occupati in più rispetto all'anno precedente. Di questi solo 135mila sono i permanenti. Di costoro, principalmente classificabili come età tra gli -anta, una parte sicuramente non marginale sarà licenziata entro i prossimi tre anni.

Quindi, dove siano i dati per gioire ed esaltarsi non si capisce. Pertanto, si continua a negare l'evidenza dei fatti per spacciare la propaganda come realtà e far credere alla gente che sta vivendo nel migliore dei mondi possibili, quandoinvece  la gente continua a vivere con difficoltà.

Dopo tre anni, difficili, di questa "narrazione", Renzi e il Partito Democratico stanno attrezzandosi per continuare sulla stessa identica strada. Come è possibile, nel caso Renzi vinca le elezioni, pensare di poter assistere a questo spettacolo ancora per cinque anni?