Definita la triste contabilità dell'incidente ferroviario tra le stazioni di Andria e Corato con il numero definitivo delle persone coinvolte, 23 morti e 52 feriti, adesso l'attenzione è concentrata sull'attività della Procura di Trani e sulle responsabilità dell'accaduto.

I primi indagati sono i due capistazione ed il responsabile movimento della stazione di Andria. Moralmente, distrutto dalle conseguenze del suo gesto è il capostazione di Andria che, in un'intervista a Repubblica, si dispera per aver dato il via libera al convoglio, affermando però la sua buona fede.

Addossare la responsabilità dell'accaduto ad una sola persona per un errore o una disattenzione non sembra essere l'intenzione degli inquirenti, che vogliono indagare a fondo sui vari momenti della vicenda, senza trascurare neppure le cause scatenanti.

Infatti, la procedura telefonica che coinvolge capistazione e macchinisti può essere sufficiente nel caso in cui il numero di treni che percorrono la linea è minimo. Ma da qualche tempo, a causa dell'aumento del traffico dovuto al raccordo con l'aeroporto di Bari, la frequenza delle corse è aumentata, con le conseguenti problematiche relative al rispetto degli orari. Il giorno in cui si è verificato l'incidente sembra che vi fosse una situazione di emergenza dovuta a ritardi e alla necessità di allestire un nuovo convoglio.

L'amministratore di Ferrotramviaria, la società che gestisce il traffico sulle Ferrovie del Nord Barese, intervistato a SkyTG 24 ha difeso la procedura di controllo della linea, affermando che il numero di treni in circolazione non avrebbe giustificato l'installazione di un'impianto di controllo automatico.

Le salme delle vittime saranno consegnate ai parenti venerdì prossimo, mentre le esequie si svolgeranno sabato, anche se non è ancora stato comunicato in che forma.

Per la cronaca, non sono mancati neppure messaggi allucinanti sui social in cui si esprimeva soddisfazione per l'incidente in funzione della zona in cui era accaduto e delle persone, meridionali, che vi erano coinvolte. L'ennesima dimostrazione della follia latente che sembra essersi impadronita dell'Italia che qualcuno continua a definire non razzista. È sempre più difficile credergli.