La vicenda processuale che aveva visto protagonista l'ex quattrocentista Oscar Pistorius è stata molto complessa e, almeno all'inizio, ha dato la sensazione che i fatti fossero stati letti per dar modo all'ex atleta, conosciutissimo non solo in Sud Africa ma in tutto il mondo per aver gareggiato privo di gambe con l'ausilio di due sofisticate protesi in fibra di carbonio, di superare la sua vicenda giuidiziaria con il numero minore di danni possibili.

Una decisione che era stata interpretata anche con implicazioni che richiamavano sia motivi di censo che motivi razziali.

Pistorius, nel giorno di San Valentino 2013, aveva ucciso nel bagno di casa la sua fidanzata, Reeva Steenkamp con quattro colpi di pistola, con la scusa di averla scambiata per un ladro.

Il 3 marzo 2014, a Pretoria, inizia il processo a suo carico. A settembre, Pistorius viene riconosciuto colpevole di omicidio colposo ed il 21 ottobre viene condannato a 5 anni di carcere per omicidio e a 3 anni (sospesi con la condizionale) per il possesso illegale di armi. Pistorius passa un anno in prigione e successivamente ottiene gli arresti domiciliari, a partire dal 20 ottobre 2015.

Nel novembre 2014, però, la Procura sudafricana era ricorsa in appello contro la sentenza chiedendo che Pistorius venisse riconosciuto colpevole per omicidio volontario senza l'aggiunta di aggravanti. Il reato prevede una pena minima 15 anni di reclusione.

Il 3 dicembre 2015 la Corte Suprema d'Appello del Sud Africa accoglie il ricorso della Procura e lo riconosce colpevole di omicidio volontario stabilendo che il caso venga rinviato a un giudice di prima istanza con il compito di infliggere una pena appropriata.

La sentenza arriva il 6 luglio 2016 con Pistorius che viene condannato a 6 anni di carcere con l'accusa derubricata in omicidio volontario con attenuanti.

Gli avvocati della famiglia Steenkamp hanno chiesto un ulteriore processo di appello la cui sentenza è stata pronunciata questo venerdì. Stavolta, a Pistorius è stato riconosciuto il massimo della pena, decurtata, per il periodo finora scontato, a 13 anni e sei mesi di carcere.

Nel momento in cui la sentenza è stata pronunciata dal giudice Willie Seriti, né Pistorius, né membri della famiglia Steenkamp erano presenti in aula.

Nessun commento da parte di Pistorius e della sua famiglia, mentre gli Steenkamp hanno espresso soddisfazione perché, adesso, è stata fatta finalmente giustizia.