"Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l'iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento."

Dopo aver formalizzato al Governo la propria decisione di dimettersi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato informato dal presidente della Repubblica Mattarella - quello sopra riportato è il comunicato stampa ufficiale - che, prima di andarsene, deve approvare la legge di bilancio. In pratica, Mattarella ha preso Renzi per la collottola e lo ha rimesso al suo posto proprio mentre era con un piede fuori dall'uscio.

Comunque, rimangono molti i quesiti ancora aperti, anche dopo l'eventuale approvazione dela legge di bilancio. Infatti, il nuovo governo, ammesso che venga effettivamente nominato e che Renzi non cambi ulteriormente idea rimanendo alla guida del paese nel caso di prossime elezioni già a febbraio 2017, dovrà affrontare una serie di questioni non di poco conto.

Alcuni esempi. Le promesse elettorali di Renzi e la sostenibilità della manovra finanziaria. Già ieri a Bruxelles, l'Eurogruppo ha detto che l'Italia deve rifare i conti perché la manovra non è sostenibile. E finora nessuno, ma proprio nessuno, ha fatto sapere agli italiani come potranno essere pagati gli oltre 5 miliardi promessi dalla Madia agli statali nel 2017, con l'adeguamento al nuovo contratto di lavoro.

A quei soldi, andrebbero aggiunti anche quelli promessi da Renzi a regioni e comuni nelle ultime due settimane della sua campagna referendaria. Siamo sicuri che tutti gli investimenti avessero una adeguata copertura finanziaria?

Non sono questioni per nulla margianli e chi prenderà in mano il timone dopo Renzi, se davvero si dimetterà, dovrà tenerne conto. E, sinceramente, non è dato di sapere come possa fare a cavarsela, perché il problema andrà sommato ad altre urgenze di non poco conto.

Quali? Una ricapitalizzazione da quasi 20 miliardi che riguarda due grandi banche italiane. Infatti, ci sono in ballo 5 miliardi di aumento di capitale per MPS che ancora non è dato di sapere se possano essere o meno assorbiti dal mercato oppure se si dovrà procedere diversamente, facendo intervenire direttamente lo Satato o ricorrendo alle procedure di bail-in.

L'altra capitalizzazione per nulla da ridere è quella di Unicredit per 13 miliardi di euro. Unicredit non è MPS, ma visto il momento non proprio brillante delle banche italiane, siamo certi che gli investitori correrarnno a sottoscrivere questo aumento?

Come si vede da questi esempi, il nuovo Governo eriditerebbe da Matteo Renzi una serie di problemi che fanno venire il mal di testa solo a pensarci, senza citare i rapporti con Bruxelles!

E per quanto riguarda Renzi? Con la sconfitta al referendum, come ogni bimbo che si rispetti, si è arrabbiato, se ne è avuto a male e ha detto che non gioca più a fare il presidente del consiglio. Torna a casa.

Sarà proprio così? Adesso è costretto a far votare la legge di bilancio in Senato, poi è da capire - ancora nessuno lo sa - che cosa farà dopo: se rimarrà o meno anche segretario del PD o se si dimetterà anche tale incarico.

Un tweet del suo braccio destro, Luca Lotti, ha fatto supporre anche un terzo scenario. Cioé che Renzi chieda a Mattarella, e non sarebbe l'unico, di andare alle elezioni il prima possibile, già il prossimo febbraio, leggi elettorali permettendo. In questo caso, ma non sarebbe una novità, lui sarebbe di nuovo in lizza per porsi alla guida del partito!

Da dove nasce questa ipotesi? Dal fatto di credere che il 40% di consensi al Sì equivalga al 40% di consensi per Renzi in una elezione politica. Questo il succo del tweet di Lotti.

Ancora una volta, come sempre quando c'è di mezzo Renzi, la situazione non è chiara e tutto può accadere. In fondo, per Renzi non è un problema rimangiarsi qualunque  promessa fatta.