Sebbene non sia stata confermata da dichiarazioni ufficiali del MEF e della stessa Commissione UE, secondo quanto riporta Repubblica, Bruxelles avrebbe chiesto al governo una manovra correttiva che integri la Legge di Bilancio 2017 per 3,4 miliardi di euro, pari ad uno 0,2% del PIL.

La commissione guidata da Juncker, d'altronde, aveva già comunicato all'allora governo Renzi che la manovra presentata per una prima valutazione era stata giudicata non sostenibile: il saldo tra entrate e uscite era negativo.

In vista del referendum del 4 dicembre, per non creare tensioni e possibili difficoltà a  Renzi con la richiesta di eventuali interventi correttivi, la Commissione UE aveva sospeso ogni giudizio rimandando al prossimo anno qualsiasi valutazione definitiva sulla manovra.

Adesso la valutazione è arrivata e toccherà a Gentiloni e Padoan dover trovare una soluzione al problema. Il governo Renzi aveva puntato ad ottenere il maggior vantaggio possibile baggrappandosi agli zero virgola della flessibilità tra deficit e PIL, sfruttando il problema migranti, la mancata realizzazione del piano di accoglienza da parte degli altri paesi UE ed eventuali crediti sul fatto che ad altri paesi sarebbero stati concessi maggiori margini di manovra nella gestione del debito rispetto all'Italia.

Per il momento, sembra che le ragioni portate avanti da Renzi e Padoan non abbiano avuto molta considerazione in Europa. Adesso, toccherà a Gentiloni trovare i soldi oppure il modo di convincere la Commissione a cambiare idea.

Nella manovra correttiva chiesta al Governo, inoltre, non sembra però che sia stato tenuto conto degli oltre 5 miliardi di euro che, prima del referendum, la ministra Madia ha promesso per quest'anno al pubblico impiego con il rinnovo del contratto di categoria, ormai scaduto da diversi anni. Nella Legge di Bilancio, per gli statali era stata preventivata per il 2017 una spesa di poco superiore ai 900 milioni di euro.