Esattamente quarant'anni fa, il 6 maggio 1976, il Friuli fu raggiunto da un violento terremoto che raggiunse il grado dieci della scala Mercalli. La potenza di questo terremoto ha portato alla distruzione e alla morte di numerose persone specialmente nelle provincie di Udine e Pordenone, considerate l'epicentro del sisma; la violenta scossa fu avvertita in tutto il Nord Italia.
Il sisma investì ben 77 comuni con danni, diversi da paese a paese, per una numerosa fetta della popolazione italiana e registrando ben 990 morti e 45.000 senza tetto.
I danni nel Friuli furono amplificati anche a causa delle condizioni del suolo, dalla posizione dei paesi colpiti (principalmente posti in cima ad alture) e dall'età molto avanzata delle varie costruzioni colpite dal sisma. I paesi andati distrutti durante il terremoto, infatti, erano quelli che non avevano subito danni nel corso della seconda guerra mondiale e quindi di vecchia costruzione. Solo San Daniele del Friuli, che era stata semidistrutta dai bombardamenti aerei del 1944 e quindi ricostruita del tutto secondo criteri moderni, non andò distrutta durante il sisma; la città pagò comunque il prezzo di vedere distrutte numerose costruzioni che facevano parte del patrimonio artistico della città: devastazione di chiese, antichi palazzi medievali e il crollo di alcuni edifici nel centro storico che provocò decine di vittime.


Nonostante le numerose scosse di assestamento avvertite ripetutamente nei mesi successivi, la ricostruzione del Friuli fu rapida e completa, venendo ricordata e presa ad esempio ancora oggi con il nome di Modello Friuli.
L'8 maggio, a soli due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò immediatamente 10 miliardi di lire (attualmente circa 40 milioni di euro).
L'allora Governo Andreotti nominò Giuseppe Zamberletti, riconosciuto ad oggi come il padre fondatore della Protezione Civile, commissario straordinario incaricato del coordinamento dei soccorsi e gli fu concessa carta bianca per i lavori di ricostruzione dei territori colpiti.
In collaborazione con le varie Amministrazioni locali, i fondi destinati alla ricostruzione vennero gestiti interamente da Zamberletti e dal Governo Regionale del Friuli. La ricostruzione dei vari paesi e città durò solo 10 anni, grazie a un'attenta ed efficace gestione delle risorse messe a disposizione.
Questo disastro diede un notevole impulso per la formazione della Protezione Civile.
Il sisma viene ricordato questa sera, venerdì 6 maggio, con uno speciale su Rai Storia intitolato “6 maggio 1976. Terremoto in Friuli” alle 22.30.
 
E anche noi cerchiamo di non dimenticare, oltre al sisma e alle numerose vittime, persone come Giuseppe Zamberletti e tutti i volontari che hanno fatto in modo di ridare case e città a numerose famiglie, ma soprattutto la dignità alle persone che dopo la tragedia del terremoto ne hanno dovuta vivere un'altra: quella di non avere più nulla, solo distruzione e morte.