Padre nostro, dacci oggi il nostro referendum... forse non è proprio questo quello che avranno detto alla CGIL in queste ore, ma non è neppure escluso. Infatti, dopo mesi e mesi di lavoro per preparare i referendum e raccogliere le firme necessarie a supportarli, la segretaria Camusso e gli altri vertici del sindacato staranno propabilmente con il fiato sospeso per conoscere la decisione della Consulta in merito all'ammissibilità dei quesiti.

Decisione che sarà presa oggi nel pomeriggio dopo una discussione nel merito che ha già impegnato i giudici costituzionali. Una discussione di cui sono trapelate indiscrezioni che, non essendo confermabili, lasciano il tempo che trovano.

La CGIL ha raccolto firme per tre quesiti referendari riferiti a tre tematiche specifiche di cui di seguito, per ciascuna, ne viene riportata la sostanza così come indicata dallo stesso sindacato:

Voucher.
Il 2015 ha visto un boom dell’utilizzo dei voucher, i famosi "ticket da mini-impieghi", inventati per cercare di regolarizzare le piccoli mansioni pagate da sempre in nero. Sempre più spesso, però, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi barattati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali.La Cgil vuole quindi cancellare i voucher "perché non combattono il lavoro nero, anzi, il loro abuso determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro nero e irregolare". Per questo, il sindacato chiede il referendum per l’abrogazione dei voucher usati in maniera "flessibile" ed illegittima.

Licenziamenti.
Secondo la normativa vigente, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un’indennità che cresce con l’anzianità di servizio, con un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità. Il sindacato chiede il referendum per il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendolo anche per le aziende sotto i 15 dipendenti, fino a 5 dipendenti. Nel caso in cui ciò avvenga in un’azienda con meno di 5 addetti, il reintegro non sarà automatico ma a discrezione del giudice. In caso di reintegro, sarà il lavoratore a scegliere il risarcimento congruo o il rientro. "Il referendum - dice la Cgil - vuole ripristinare un principio fondamentale di giustizia nel lavoro".

Appalti.
L’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti vuole difendere i diritti dei lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando la tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando le pratiche di concorrenza sleale assunte da imprese non rispettose del dettato formativo. L’obiettivo, in questo caso, è rendere il regime di responsabilità "solidale omogeneo", applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. "Ripristiniamo la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore - chiede la Cgil -, garantiamo la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita aziendale".

In sostanza, i quesiti minano la riforma del lavoro voluta da Renzi, il Jobs Act, tentando di abrogarne alcuni contenuti relativi a licenziamenti e statuto dei lavoratori, voucher e norme che limitano la "responsabilità solidale" di appaltatore e appaltante in caso di violazioni sul lavoratore (introdotte dalla Legge Biagi del 2003).

Oggi, davanti ai giudici della Consulta, discuteranno gli avvocati dello Stato che si oppongono all'approvazione dei referendum e quelli della CGIL per confermarne invece la necessità e la validità.

Il quesito sulla cui ammissibilità si è dibattuto di più è quello relativo ai licenziamenti ingiustificati. Con le norme vigenti, è possibile il pagamento di un’indennità che può variare da quattro a 24 mensilità agganciata all’anzianità di servizio. Il quesito abrogativo proposto nel referendum introdurrebbe invece il  reintegro nel posto di lavoro (in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo), estendendolo però anche alle aziende fino a cinque addetti.

Su questo aspetto l’Avvocatura dello Stato ritiene che il quesito referendario sia "manipolativo" e pertanto da respingere perché estendendo i limiti al licenziamento anche alla aziende fino a 5 dipendenti andrebbe oltre l'abrogazione, finendo, seppur indirettamente, per riscrivere una norma.

A supporto della propria posizione, la CGIL ricorda però che nel 2003 la Corte costituzionale consentì lo svolgimento di un referendum sull'articolo 18 che prevedeva di estenderne le tutele a tutte le imprese.

A presiedere il lavoro dei giudici della Consulta sarà Paolo Grossi. In caso di parità di verdetto il suo voto potrà essere decisivo.

 

IL VERDETTO DELLA CONSULTA

Dopo la camera di consiglio, la Consulta ha deciso di approvare i referendum su voucher e appalti, dichiarando invece "inammissibile" quello sull'articolo 18.

Nel dispositivo, la Corte Costituzionale dichiara "ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti".

Inoltre, è stata ritenuta  "ammissibile la richiesta di referendum denominato abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)".

A meno di eventuali "sorprese" dovute alla corrispondenza con le elezioni politiche, il voto per i due referendum è previsto entro la prossima primavera.