"L'attacco hacker subito da Rousseau di cui si parla oggi, in realtà è avvenuto all'interno del vecchio sito. La nuova versione di Rousseau, come spiegato anche dallo stesso hacker, non presenta più la vulnerabilità segnalata. Sono già state messe in atto tutte le azioni necessarie per impedire il ripetersi di intrusioni informatiche come questa. L'attacco non è avvenuto durante votazioni. Valuteremo l'azione legale da intraprendere nei confronti dell'hacker, il cui attacco è assolutamente da condannare, anziché osannare come fanno i giornali. In ogni caso il suo sito è già scomparso così come i suoi account social, segno che le contromisure contro questi reati funzionano e siamo lieti che siano state così tempestive."

Così scrive l'Associazione Rousseau in un post sul blog di Beppe Grillo, qualche giorno fa. Il riferimento del post, però è da attribuire all’hacker Evariste Gal0is che aveva detto di aver trovato una vulnerabilità che consentiva l’accesso ai dati degli utenti e che, comunque, non aveva pubblicato dati sensibili.

Ma, purtroppo per l'Associazione Rousseau e il Movimento 5 Stelle, un altro hacker che si fa chiamare rogue0 ha diffuso via Twitter, con rimandi a immagini pubblicate sul sito zerobin.net, nomi, email, password, pagamenti effettuati dagli utenti registrati su Rousseau... ed in questo caso l'hacking sembrerebbe riferito alla "nuova" versione del sito.

Da parte dei 5 Stelle non c'è stata più alcuna replica sulla vicenda, nonostante rogue0 abbia continuato ad inviare tweet irridenti e provocanti corredati da schermate che comproverebbero la violazione del sito.

Sulla vicenda non si è fatta attendere la propaganda PD, affidata ad un post di Andrea Romano che si lascia andare a dichiarazioni che vanno al di là di quanto l'hacker ha affermato, ma che, ovviamente, sono state ritenute mediaticamente più efficaci per descrivere quanto accaduto: «Un cittadino in buona fede dà i propri dati nella rete grillina, vota un certo candidato e poi dall'altra parte, nella centrale operativa del M5S, si cambiano i dati. Come tutto il resto dei grillini, anche la loro rete è un falso.»



Resta comunque il problema dell'affidabilità della sicurezza informatica per un Movimento che basa la sua attività politica, se non completamente, almeno in gran parte su Internet, tra donazioni, votazioni e, più in generale, interazioni con attivisti e iscritti.

Per questo il silenzio dei 5 Stelle, che non hanno replicato alla sucecssiva provocazione del secondo hacker (ammesso che non fosse sempre il primo che si è cambiato nome), non è certo un ottimo biglietto da visita, al di là della propaganda politica del Partito Democratico.