«Intendiamo mandare un chiaro messaggio a quanti violano la sovranità della Libia e mancano di rispetto nei confronti della Guardia costiera libica e cioè le Ong che pretendono di intervenire per salvare gli immigranti clandestini e a difesa dei diritti umani.

Invitiamo tutti costoro a rispettare la sovranità della Libia e a rispettare il lavoro compiuto dalla Guardia costiera e dalla Marina militare libica.»


Questo è quanto ha detto il portavoce della marina libica Ayub Qassem, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Tripoli il 10 agosto, invitando le navi delle ONG che operano nel Mediterraneo a stare alla larga dalle acque libiche, a meno di non aver richiesto e ottenuto preventivamente un permesso da parte delle autorità libiche. 

La dichiarazione non lascia spazio a fraintendimenti, anche se in passato la marina libica ha dato prove di avere una concezione alquanto personale in relazione a cosa si intenda per acque territoriali, aumentandone lo spazio ben al di là di quello che prevedono le convenzioni internazionali.

Quello che Ayub Qassem non ha però riportato è quali potranno essere le conseguenze nel caso in cui tale avvertimento non venisse rispettato, sia volontariamente che per errore. E non è un particolare irrilevante, visto che nei giornni scorsi la guardia costiera libica ha sparato contro la nave di una ONG spagnola

Dato che l'Italia collabora con le forze navali libiche in una missione congiunta nelle acque territoriali della Libia, una dichiarazione da parte del governo o della marina militare italiana in merito a quanto detto da Ayub Qassem non sarebbe stata né inutile, né irrilevante.