Non poteva essere soddisfatta Irina Bokova, attuale direttore generale dell'Unesco, della comunicazione ufficiale ricevuta da parte del Segretario di Stato Rex Tillerson con cui le veninva notificata la decisione degli Stati Uniti di uscire dall'Unesco.

La scelta degli Stati Uniti è legata, in massima parte, ad alcune decisioni dell'Unesco che vengono definite da Washington "pregiudizi anti-israeliani", come spiega in una nota la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Heather Nauert.

Per l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di educazione, scienza e cultura la scelta dell'amministrazionme Trump non è, dal punto di vista pratico, un colpo basso visto che gli Usa già dal 2011 avevano sospeso i propri versamenti all'Unesco, perché aveva avuto l'ardire di accettare la Palestina come proprio membro. Ad oggi, gli arretrati di Washington, in base agli 80 milioni di dollari che ogni anno avrebbe dovuto versare, superano i 500 milioni di dollari.

Pertanto, l'aspetto negativo di questa decisione è soprattutto simbolico, perché non riconosce all'Unesco il ruolo di imparzialità dell'organizzazione, mettendone così in discussione il suo operato nello sforzo di "rafforzare la pace e la sicurezza internazionale di fronte all'odio e alla violenza, per difendere i diritti umani e la dignità" soprattutto in questo momento storico in cui "l'ascesa dell'estremismo violento e del terrorismo richiede nuove risposte a lungo termine per la pace e la sicurezza, per contrastare il razzismo e l'antisemitismo, per combattere l'ignoranza e la discriminazione."

Le parole sopra riportate riassumono la dichiarazione di Irina Bokova in risposta alla decisione di abbandono degli Stati Uniti. 


Ed Israele, più o meno, ha seguito l'esempio americano con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha incaricato il proprio ministero degli Esteri di gettare le basi per il ritiro del proprio Paese dall'Unesco, a causa delle sue decisioni contro Israele che invece di preservare la storia, la distorgono.

Rispetto a quanto scritto da molti, la dichiarazione di Netanyahu pone Israele in una posizione meno netta e più attendista, rimandando a data da destinarsi l'uscita vera e propria dall'Unesco, propabilmente in attesa di valutare l'operato dell'organizzazione dopo l'insediamento del nuovo direttore che avverrà solo nei prossimi mesi.