A meno di sorprese dell'ultima ora, questo martedì, la Commissione Europea invierà a Polonia e Ungheria, e probabilmente anche alla Repubblica Ceca, una comunicazione formale per aprire una possibile procedura d'infrazione nei confronti dei tre paesi in relazione alle quote di richiedenti asilo da ospitare all'interno dei propri confini.

In relazione al rispetto degli accordi stabiliti in sede ufficiale tra tutti i paesi della comunità in relazione all'accoglienza di una quota pattuita di migranti provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, l'Italia aveva più volte protestato ufficialmente perché l'Europa si adoperasse formalmente nell'applicazione di tali accordi.

Il passo odierno della Commissione, dopo diversi mesi, è il primo atto concreto per il rispetto dei regolamenti UE. Non è possibile che tali regolamenti, questa la denuncia dell'Italia, siano limitati alle sole questioni economiche e si ignorino altri aspetti, come quello relativo alle problematiche sulla migrazione.

Ciò, in ogni caso, significherebbe una forte escalation delle controversie interne all'Unione in materia di migrazione, considerando che tali lettere costituiscono il primo passo verso una procedura d'infrazione che la Commissione può avviare nei confronti degli Stati membri che non abbiano rispettato gli impegni presi.

In base alle quote stabilite nel 2015, Polonia e Ungheria avrebbero dovuto accogliere 160.000 richiedenti asilo dall'Italia e dalla Grecia, impegnate a far fronte ad un afflusso di persone provenienti da Africa e Medio Oriente.

Ma anche la Repubblica Ceca avrebbe dovuto far fronte allo steso impegno, ma nonostante ciò ha accolto solo 12 richiedenti asilo, rispetto agli oltre 2500 di cui avrebbe dovuto farsi carico.

Gli attuali governi dei paesi in "odore" di infrazione, in special modo Ungheria e Polonia, sono sostenuti da un elettoralto formato da euroscettici, populisti e nazionalisti. Difficile, pertanto, che si possa andare ad un accomodamento con quei paesi. E tanto per togliere qualsiasi dubbio in proposito lo stesso Orban (Ungheria) ha già detto di rifiutare qualsiasi "ricatto" da parte di Bruxelles, in merito alle quote di rilocazione.

In un'intervista a Der Spiegel, rilasciata alcuni giorni fa, il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha sottolineato che i paesi che non parteciperanno al ricollocamento dei migranti dovranno affrontare le procedure di infrazione.

I tre paesi che rifiutano l'accoglienza hanno giustificato la loro scelta richiamandosi a misure di sicurezza imposte loro dal pericolo di attentati di matrice islamista.

La Grecia, rispetto a due anni fa ha visto diminuire il flusso di migranti verso i propri confini dopo un accordo tra Europa e Turchia, ricompensata con sei miliardi di euro per accogliere i profughi (soprattutto siriani) provenienti da est. Che cosa accada loro non è ben chiaro e non sembra che l'Europa abbia ritenuto importante approfondire l'argomento.

L'Italia ha provato ad utilizzare la Libia per fare altrettanto, ma con scarso successo a causa delle condizione politiche instabili in quel paese. Così, la migrazione proveniente dall'Africa continua e continuerà soprattutto nelle prossime settimane con la stagione estiva e le migliori condizioni del mare.