Tre mesi, tre lunghi mesi di guerriglia violenta e di assedio.

Tre mesi che sono costati la vita a quasi 2.000 persone. Ma ieri, l'emittente  satellitare Al Jazeera ha trasmesso l'annuncio del comandante del Consiglio Militare di Manbij, Adnan Abu Amjad "Abbiamo preso il pieno controllo della città  di Manbij", bastione dello Stato islamico (Isis) in Siria.

Una roccaforte che sembrava inespugnabile, ed un nodo strategico per i rifornimenti provenienti dalla Turchia e diretti a Raqqa, capitale siriana del califfato nero.

Non è ancora chiaro se l'incursione effettuata dalle Forze democratiche della Siria (Fsd), alleanza curdo-araba appoggiata dagli Stati Uniti, abbia davvero posto sotto controllo l'ntera città: le stesse Forze democratiche postano - sulla loro pagina Facebook - la seguente precisazione: "Shirvan Darwish, portavoce del Consiglio militare di Manbij smentisce le voci della completa liberazione della città  afferma che queste sono prive di fondamento e gli scontri sono ancora in corso con i terroristi".

2.000 SCUDI UMANI

I terroristi, nella frenetica corsa all'abbandono di Manbij, sembra si siano fatti scudo con 2.000 civili, impedendo di fatto ai militanti delle Forze democratiche di poter aprire il fuoco ed impedirne la fuga.

I miliziani si sono quindi diretti verso la città di Jarablous, una roccaforte dell'Isis nella provincia di Aleppo, situata a una quarantina di chilometri a nord di Manbij, verso la frontiera turca. 

Altri 2.500 civili che "erano tenuti prigionieri dagli jihadisti - ha aggiunto Darwish - sono stati tratti in salvo" dalle Sdf.