Sono stati feriti insieme, durante l'ultimo bombardamento dei caccia russi su Aleppo.

Sono stati estratti insieme dalle macerie che li avevano sommersi. E la foto di Omran, postata dai medici che avevano prestato soccorso, ha fatto il giro del mondo ed in pochissimo tempo è diventata l'immagine "ufficiale" di questa guerra dimenticata e della tragedia di Aleppo.

Il fratellino di Omran - Ali', 10 anni - è deceduto oggi, in seguito alle ferite riportate. Lo scrive su twitter Caroline Anning di Save the Children  

E, nell'apprendere questa notizia, del piccolo Orman parla Ammar Hammami, l'uomo che ha scavato nelle macerie per estrarlo, il paramedico che gli ha prestato i primi soccorsi trasferendolo sull'ambulanza.

IL LANCINANTE URLO DEL SILENZIO

"È la prima volta che vedo un bambino come lui. In genere quando i bambini sopravvivono a un bombardamento, poi piangono, le loro voci riempiono tutto. Questo bambino non parlava - ha raccontato il paramedico in un'intervista diffusa dall'Ap -. L'ho portato in ambulanza e ho cercato di parlarci, ma non ha detto una parola. Niente. Alla fine ha chiesto: 'Dove sono mia madre e mio padre?'. Questo è tutto quello che ha chiesto", così di Omran ci parla Hammami.

Ora, indipendentemente dalle adesioni o meno, dalla condivisione o meno del dolore che ogni guerra porta con se', resta intatto il senso che ci porta a scrivere su questi accadimenti: non è accettabile una strage infinita, che passa sotto silenzio.

Non è accettabile una strage, punto. Non è accettabile il degrado di una umanità che dovrebbe, nel terzo millennio, essersi evoluta.

E non posso sopportare l'urlo lancinante del silenzio.