Un paio di anni fa, Renzi diceva queste parole, tratte da un articolo de La Stampa: «Il problema di oggi non è come farà l’Italia a far fronte all’emergenza, da sola. Siamo un grande Paese che non si lascia andare a scene di isteria perché in un anno arriva qualche migliaio di profughi in più. Se costretti a fare da soli, non ci tireremo indietro. Non rinunceremo a salvare nemmeno una vita, perché abbiamo sulle nostre spalle secoli di civiltà ai quali non rinunciamo per un punto di gradimento: la vita vale più di un sondaggio. Ma avere una risposta europea serve innanzitutto all’Europa, prima che all’Italia.

Nell'articolo si parlava già di ripartizione dei profughi "accolti" nei vari paesi europei. Ma non si faceva alcun riferimento al numero chiuso e all'aiutiamoli a casa loro.

Il 20 maggio di quest'anno, a Milano, il Comune organizza la manifestazione "20 maggio senza muri" a sostegno dei migranti, sul modello di quella fatta a Barcellona alcuni mesi prima, a metà febbraio e a cui hanno partecipato più di 150 mila persone. Alla manifestazione hanno aderito diverse organizzazioni – tra cui ANPI, Slow Food, Legambiente, Arci ed Emergency – e, tra gli altri, il sindaco di Milano Beppe Sala, quello di Bergamo Giorgio Gori e il presidente del Senato Piero Grasso, che ha detto «Oggi diciamo che non torniamo indietro. Non costruiremo con i mattoni dell’intolleranza nuovi muri e divisioni», in base a quanto riporta l'articolo de Il Post.

Ma, come riporta Il Fatto Quotidiano, Matteo Renzi che quel giorno si trova a Milano non partecipa alla manifestazione. Probabilmente, il segretario del PD aveva già cambiato idea sul'accoglienza.

Quello che però è molto strano, se non addirittura incomprensibile è che di questa inversione ad U Matteo Renzi non ne abbia parlato in occasione del congresso del suo partito, non essendo certo un tema politico secondario.

L'altro aspetto è capire quando il partito abbia discusso questa nuova posizione, sintetizzabile in aiutiamo i migranti a casa loro, espressa da Matteo Renzi nel suo libro di prossima uscita, Avanti.

Anche se in termini un po' sfumati, se lo sono chiesto pure i giovani democratici di Milano che, da Facebook, hanno inviato questa protesta: «BASTA CON QUESTA COMUNICAZIONE!

Abbiamo deciso di scrivere una lettera ufficiale al #PartitoDemocratico a seguito dell'ennesimo scivolone sugli account ufficiali della pagina nazionale in cui chiediamo una netta inversione di tendenza rispetto all'attuale strategia comunicativa.
Stiamo raccogliendo in queste ore adesioni e sottoscrizioni, che potete segnalarci scrivendoci in privato o commentando il post.

"Chiediamo che il Segretario e la sua Segreteria intervengano sostituendo dall’incarico coloro i quali si occupano di gestire la comunicazione nazionale del Partito, la cui identità peraltro non è mai stata chiarita [...] e inoltre che venga individuato un responsabile politico della comunicazione, all’interno della segreteria nazionale con una delega specifica, che assuma il compito di coordinare le strategie comunicative future.

Domandiamo una cosa semplice: di poterci ritrovare in quello che raccontiamo, a noi stessi e a chi non ci conosce, di valorizzare la nostra ricchezza e ascoltare tutte le critiche, di essere davvero rappresentati anche sui social network e non doverci mai più vergognare di leggere nelle nostre parole ufficiali le parole dei nostri avversari politici.»

Per l'uscita di Renzi se la sono presa con una fantomatica comunicazione nazionale del Partito, invece di citare il nome di Renzi. Ma visto il livello di democrazia nel Partito di Renzi, questa uscita è già da considerarsi una specie di rivoluzione.

Resta però una domanda che è ancora senza risposta: chi e quando ha deciso nel PD la svolta annunciata da Renzi nel suo ultimo libro?