Genitori e avvocato di Giulio Regeni, ieri a Bruxelles, hanno esortato le istituzioni a non abbandonare l'attenzione sulla vicenda del figlio, morto dopo le torture subite, presumibilmente ad opera dei servizi egiziani.

La morte del figlio, come ha sottolineato la madre di Regeni, è descritta nelle 255 pagine dell'autopsia e nelle 266 foto che acompagnano quelle pagine. Stabilito che le cause della morte sono oramai accertate, quello che rimane da sapere è chi sia stato ad uccidere il ricercatore italiano e chi sia stato il mandante.

All'Europa, i familiari di Regeni chiedono di fare pressioni sull'Egitto e di muoversi concretamente in tal senso iniziando con l'indicare l'Egitto come paese non sicuro per i turisti e per chiunque vi si rechi: «L'Europa deve fare delle scelte. Questo è successo a Giulio, ma potrebbe succedere a chiunque».


Quello che ieri i Regeni ed il loro avvocato hanno chiesto all'Europa era già stato ipotizzato alcune settimane fa dallo stesso ministro degli Esteri italiano Gentiloni che, dopo il ritiro dell'ambasciatore, non ha fatto nulla di concreto contro l'Egitto, nonostante la scarsa collaborazione dimostrata dagli investigatori egiziani nel fornire assistenza e documenti che potessero accertare le responsabilità di quanto accaduto.

Ed in merito a questo aspetto, Paola Regeni ha detto: «Finora abbiamo solo carta straccia, false testimonianze. Ora chiediamo una forte pressione dell'Europa nei confronti de Il Cairo. Non ho ancora capito se l'Italia è amica o no dell'Egitto ma so che gli amici non uccidono i figli degli amici».

In risposta alle richieste dei Regeni, questo è quanto ha detto Matteo Renzi, durante la conferenza stampa dopo il cdm di ieri:  «Confermiamo che stiamo seguendo la vicenda. È da qualche giorno che non parlo con i coniugi Regeni. Non conosco i dettagli  delle ultime ore. Confermo il massimo impegno perché sulla vicenda di Giulio sia fatta chiarezza come abbiamo detto sin dall'inizio e dimostrato».


Rispetto a quanto dichiarato, l'Italia non ha fatto nulla di concreto per interrompere le relazioni commerciali con l'Egitto, anche cercando di forzare la collaborazione di quel paese facendo leva sul lato delle relazioni economiche.

Ma anche da parte di paesi membri dell'Unione EUropea, non sembra esserci molta solidarietà sulla vicenda. Infatti, dobbiamo ricordare che dopo l'assassinio di Regeni, quando le polemiche tra Italia e Egitto erano ancora vive, il presidente francese Hollande si è incontrato con al Sisi per stipulare importanti accordi commerciali, tra cui anche la vendita di armi.

Finora, al di là delle belle parole, nulla di concreto è stato fatto per costringere l'Egitto a prendersi carico delle proprie responsabilità e far luce su quanto accaduto a Giulio Regeni.