Quella dei Rohingya, in fuga dal Myanmar, è l’emergenza che riguarda i rifugiati in più rapido sviluppo al mondo, in questo momento. Dal 25 agosto scorso, sono oltre 500.000 i Rohingya che hanno attraversato il confine del Bangladesh nei pressi di Cox’s Bazar. Il territorio totale occupato attualmente dai rifugiati è di 9,6 milioni di metri quadrati, equivalente a 889 campi di calcio.

Inutile aggiungere quanto una situazione simile possa creare disagi di ogni tipo fino a gravi problemi, tanto che il 90% di coloro che sono arrivati recentemente hanno dichiarato di mangiare solo un pasto al giorno. Nell’insediamento di Balukhali, i tassi di malnutrizione erano già superiori alla soglia di emergenza.

A descrivere la drammaticità della situazione, la dichiarazione congiunta del Direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake e del Coordinatore per gli Aiuti di Emergenza e Sottosegretario delle Nazioni Unite per le Questioni Umanitarie Mark Lowcock: «Lasciamo il Bangladesh toccati dalle storie di sofferenza che abbiamo sentito dai rifugiati che scappano dalle violenze in Myanmar – e ancora più determinati a far sì che le Nazioni Unite facciano tutto il possibile per aiutare il governo del Bangladesh ad affrontare questa crisi.
La tragedia umana che si sta verificando nel Bangladesh meridionale ha una portata, una complessità e una rapidità sconvolgente.


Nelle poche settimane passate, ben oltre 500.000 Rohingya hanno attraversato il confine, rendendo questa l’emergenza di rifugiati di più rapido sviluppo al mondo. Le persone arrivano impaurite, esauste e affamate, e con un bisogno disperato di aiuto immediato: di un rifugio, cibo, acqua e servizi igienici puliti e assistenza sanitaria. Portano con sé le storie terribili di ciò che hanno visto e subito – storie di bambini uccisi, donne maltrattate e villaggi rasi al suolo.

Il governo e i cittadini del Bangladesh hanno dimostrato uno spirito di generosità straordinario, aprendo i confini del paese e guidando le azioni volte a fornire aiuto ai rifugiati. Hanno fornito al mondo un esempio di umanità. Siamo stati colpiti dai progressi fatti per assistere i rifugiati nei campi e negli insediamenti che abbiamo visitato. Abbiamo visto la differenza che stanno facendo il Governo, le forze armate del Bangladesh, le agenzie delle Nazioni Unite e i nostri partner delle ONG nazionali e internazionali. Ma i bisogni stanno crescendo a un ritmo più veloce rispetto alle nostre capacità.

I rifugiati stanno vivendo in fragili baracche di bambù e plastica nei siti molto distesi e densamente affollati che sono sorti. In queste condizioni, c’è un rischio sempre più grande di epidemie. La risposta alla crisi ha di fronte tante sfide che comprendono strade con limitato accesso alla popolazione rifugiata sparpagliata sul territorio, la popolazione ancora in movimento e la mancanza di terre per rifugi e infrastrutture. Oltre questi impedimenti, abbiamo urgente bisogno di aiuto per le risorse che ci consentiranno di continuare ad ampliare e sostenere i nostri sforzi.


I fondi sono urgentemente necessari affinché tutti i rifugiati abbiano accesso a cibo, rifugi, acqua, strutture igienico-sanitarie, cure mediche e servizi per la protezione
. Le condizioni negli insediamenti temporanei sono terribili. Senza un significativo aumento dell’assistenza, i rifugiati che hanno già sofferto tanto potrebbero dover affrontare una nuova catastrofe oltre alle tragedie che li hanno indotti a fuggire dalle loro case.

Oggi è stato lanciato un aggiornamento del piano di risposta delle Nazioni Unite per un totale di 430 milioni di dollari necessari urgentemente per ampliare le operazioni di risposta in supporto ai rifugiati e alle comunità ospitanti dove molte persone stanno trovando rifugio. Per questo, ulteriori 12 milioni di dollari dal Fondo Centrale per la Risposta alle Emergenze sono stati stanziati per consentire lo stabilimento di nuovi siti per i rifugiati arrivati recentemente. Abbiamo apprezzato, durante il nostro incontro, i funzionari del Governo che ci ha assicurato una stretta collaborazione.

Sfortunatamente, questa terribile situazione non è finita. Le persone stanno ancora attraversando il Myanmar per andare in Bangladesh, scappando per le loro vite e richiedendo immediato supporto. Chiediamo ancora una volta alle autorità del Myanmar di consentire la piena ripresa dell'azione umanitaria in tutto lo Stato di Rakhine e continueremo a sostenere la creazione di condizioni che consentano alle persone di tornare a casa in modo sicuro e volontario.»