“Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara” – proverbio giapponese.

Qualsiasi metodologia didattica dovrebbe tenere conto di questa semplice verità.

La finalità della formazione (in particolar modo la formazione sulla Comunicazione) è quella di agevolare un cambiamento di atteggiamento nelle persone: un cambiamento riguardante per esempio le motivazioni personali, oppure una migliore organizzazione del proprio lavoro, una comunicazione più efficace, un’attenzione maggiore alla sicurezza sul posto di lavoro, un’apertura più flessibile alle idee degli altri lavorando in team e così via.

Come è possibile agevolare questo tipo di “miglioramenti”?

Senz’altro creando un buon clima di ascolto reciproco tra docente e gruppo, senz’altro fornendo strumenti utili e facilmente applicabili (penso alle varie tecniche di gestione delle riunioni, negoziazione, Problem Solving ecc…). Ma tutto questo – se non confermato da una buona pratica e da esempi concreti – non basta. I punti mancanti sarebbero infatti la consapevolezza e la convinzione personale.

La consapevolezza è il rendersi davvero conto del proprio stile, del proprio modo di muoversi e della grandissima importanza che tutta questa sfera possiede. Occorre in altre parole che le persone si mettano in gioco direttamente, in prima persona.

La convinzione personale è poi il rendersi conto che gli strumenti condivisi in aula non sono “sì interessanti, ma in fondo teoria”, ma frutto della pratica di altri, effettivamente utili, semplicemente applicabili, spendibili subito ed in concreto nella realtà.

Una via privilegiata per fare breccia nella percezione delle persone in questa direzione è quella di ricorrere a filmati (che devono essere di ottima qualità sia dal punto di vista tecnico della fruizione in aula, che da quello della rappresentazione realistica della comunicazione umana) per poi raccogliere pareri ed impressioni dal gruppo e ricollegare quanto condiviso agli strumenti già proposti in forma teorica.

Se si parla di comportamenti umani… non occorre solo parlarne: bisogna vederli. Occorre poterli analizzare, sezionare, commentare. Evidenziare sia cosa “ha funzionato bene”, che ciò che “si poteva fare diversamente e si sarebbe probabilmente ottenuto che…”

Una bella scena tratta da un film che racconta una storia vera di persone al lavoro è un elemento prezioso per un formatore poiché è un’esperienza che – lì in aula – tutto il gruppo compie simultaneamente: così tutti possono parlare della stessa cosa, oltretutto sono sufficienti anche pochi minuti di visione.

Si parla, per i film, di esperienze logopatiche: abbiamo infatti “logos” + “pathos”, ovvero sia riflessione razionale, che coinvolgimento emotivo ed immedesimazione nei personaggi.

Tra l’altro, la recente scoperta dei neuroni specchio ha confermato a livello neurofisiologico ciò che gli uomini di teatro di ogni tempo già sapevano: i neuroni attivati dall’esecutore di un’azione sono attivati anche dall'osservatore della medesima azione. In altre parole: se osserviamo una scena di negoziazione anche noi, dentro, stiamo negoziando. Stiamo imparando: stiamo provando a negoziare insieme ad Abramo Lincoln, Nelson Mandela o JFK. Ecco spiegata l’immedesimazione, ecco spiegato anche il cuore dell’empatia.

Un film realistico, ovvero ben recitato, credibile e possibilmente ispirato a fatti reali, consente al formatore di fare muovere il suo pubblico dentro una vera e propria palestra di comunicazione. Una palestra che tra l’altro lui ben conosce, avendo scelto ed accuratamente analizzato il film, dunque una palestra che può sempre perfettamente gestire. Un bel film consente sia di intrattenere che di proporre esperienze concrete risparmiando molto tempo durante il lavoro in aula: se confrontiamo questo metodo formativo alle simulazioni o “Role Playing" ci rendiamo conto che otteniamo praticamente gli stessi risultati, con meno resistenze iniziali, in meno tempo.     

Un bel film, o scene chiave tratte da un bel film, riescono ad accorciare, nella percezione delle persone, la distanza tra “la teoria” e “la realtà”, riescono a creare consapevolezza e fissare convinzioni positive: poiché non solo queste persone hanno prima ascoltato, ma in seguito hanno visto… e dentro di sé hanno anche fatto proprio, imparato.

                                                     Dott. Francesco Bianchini