Too close to call, too early to call, a nail-biter in Florida and in other 5 states... questi titoli che hanno accompagnato l'uscita delle previsioni di voto già negli Stati della costa orientale erano un'indicazione che per la Clinton, se vittoria ci fosse stata, sarebbe stata comunque di misura.

Il problema per lei e per i democratici è che la vittoria - e neppure tanto misura - è andata però a Donald Trump con 290 grandi elettori conquistati contro i 218 della Clinton (anche se non è ancora il risultato definitivo).

Le ultime rilevazioni prima del voto, fatte da una decina di istituti di ricerca, davano la Clinton vincente con circa 4 punti di percentuale avanti rispetto a Trump. Solo un istituto di ricerca indicava Trump vincente. Aveva ragione lui.

In Italia abbiamo già visto il fenomento con il Movimento 5 Stelle. La loro presenza nel panorama politico italiano era del tutto anomala, almeno la prima volta che si sono presentati alle politiche. Le particolarità espresse da quel movimento, per nulla integrato nei meccanismi del sistema politico, non furono capiti da chi doveva analizzare le dinamiche del voto.

Probabilmente, la stessa cosa è accaduta negli Stati Uniti, dove i sondaggisti non hanno tenuto in considerazione uno o più campioni di elettorato che, in passato, non sono andati a votare e forse non si sono neppure mai interessati alla campagna per le elezioni presidenziali.

E sotto questo aspetto, la vittoria di Trump non può certo esser considerata negativamente... in fondo questa è vera democrazia. Adesso, però, sarà interessante, divertente considerata la posta in gioco è un attributo improprio, vedere come Trump eserciterà l'enorme potere che gli è stato affidato dal popolo americano.

Le promesse elettorali di Trump, paradossalmente, sono molto diverse da quelle che avevano contraddistinto le politiche del partito repubblicano che lui rappresenta. E se Trump manterrà ciò che ha più volte anticipato, le conseguenze politiche ed economiche anche in politica estera sono difficilmente ipotizzabili.

Proviamo a fare un piccolo esempio. Il NAFTA, secondo Trump - ed è sinceramente difficile dargli torto - ha causato la chiusura di moltissime fabbriche negli Stati Uniti. Per questo motivo, Trump ha promesso che trattati commerciali come quello saranno rivisti e che le aziende che continueranno a produrre all'estero saranno penalizzate sui prodotti che commercializzeranno negli USA.

Il NAFTA aveva penalizzato, a catena, i siti produttivi canadesi che si erano trasferiti in zone depresse degli USA che, dopo poco, a loro volta avevano visto scomparire gli impianti nati a causa del fatto che il Messico era diventato ancor più conveniente e molto meno costoso per produrre.

Trump ha detto che questa cosa non va più bene e molti che erano rimasti senza lavoro gli hanno creduto. Hanno fatto male? La risposta è ovvia.

Ma se la politica di Trump rivedrà le regole della globalizzazione fin qui professate proprio dagli ultrà del liberismo statunitense, non è certo illogico domandarsi quali saranno le reazioni che verranno innescate. Un esempio? La Cina sta prosperando anche grazie al fatto che gli americani hanno affidato a quel paese la realizzazione di molti dei loro prodotti. Se la Cina smetterà di produrre per gli USA, il suo PIL si abbasserà e gli acquisti dei cinesi verso i beni di altri paesi - vedi l'Italia - diminuiranno. Non solo. Che rientrasse o meno ufficilamente negli accordi con gli USA, la Cina ha supportato pesantemente il debito pubblico americano. Continuerà a farlo anche in futuro nel caso in cui Trump dovesse impedire o rendere più complicato, ad esempio, ad Apple produrre i suoi iPhone in Cina? E quali conseguenza potrà avere sul dollaro e sul costo del denaro in USA?

In politica estera, se l'attuale simpatia di Trump con Putin dovesse essere mantenuta, si aprirebbero scenari finora inesplorati non solo nelle relazioni tra i due paesi, ma anche con quelli che a USA e Russia sono alleati. E poi, in Siria e nel nord Iraq che cosa accadrà? E che cosa farà adesso Obama nei due mesi che lo separano dalla fine del suo mandato? Cambierà atteggiamento con la Russia o aumenterà lo scontro?

Quello che appare più chiaro è invece la possibilità che i diritti civili finora conquistati possano venire limitati, se non addirittura negati. Infatti, l'elettorato di Trump è difficile che sia pro aborto, pro matrimoni omosessuali, pro assistenza medica gratuita, contro l'uso indiscrimintao delle armi... solo per citare alcuni dei problemi.

Infine, tra gli aspetti da non sottovalutare, c'è anche quello relativo ai migranti. Le dichiarazioni rilasciate in proposito lasciano pochi dubbi in merito. E non solo non saranno tollerati gli ispanici che vengono dal Messico, ma neppure i rifugiati che vengono dalla Siria... perché probabilmente tra loro vi sono anche dei terroristi (sic!).

Anche in questo caso, sarà interessante vedere quali saranno le conseguenze per gli USA. La politica educativa degli USA è fortemente discriminatoria. Ma la consapevolezza di rinunciare alle capacità intellettuali di molti americani è stata finora compensata dalla facilità con cui gli USA permettevano a migranti, formati a spese di altri paesi, di venire a lavorare in America. Trump, questo, forse non lo sa.

Per tutto questo e molto altro ancora sarà interessanmte vedere che cosa accadrà adesso.