A Baghdad è stato dichiarato lo stato di emergenza, dopo che sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr sono riusciti a penetrare nella Green Zone e ad occupare la sede del parlamento.

La Green Zone è considerata da sempre la parte più sicura della capitale irachena. Protetta da fortificazioni costruite dagli americani, ospita il parlamento, l'ufficio del primo ministro e molte ambasciate, compresa quella degli Stati Uniti. 

I manifestanti hanno tirato giù i pesanti blocchi di cemento che circondano la zona, mediante dei cavi attaccati alla sommità, in modo da creare un passaggio. Si sono, poi, diretti verso il parlamento e alcuni di loro sono penetrati all'interno dell'edificio ed hanno cominciato a distruggere gli uffici, mentre altri invitavano alla calma. Le forze di sicurezza presenti non sono intervenute.

Per impedire ai parlamentari presenti di fuggire, i manifestanti hanno bloccato le strade di uscita dalla Green Zone con del filo spinato.  Sono state distrutte anche molte auto ritenute appartenere a membri del parlamento.

Il personale di alcune ambasciate, fra cui quella francese, quella inglese e quella giapponese, si è rifugiato all'interno dell'ambasciata americana.

La protesta è iniziata dopo che il parlamento, per mancato raggiungimento del quorum, non è stato in grado di approvare una serie di nomine decise dal primo ministro iracheno, lo sciita Haider al-Abadi, con l'intento di sostituire rappresentanti dei partiti con dei tecnici. 

Finora i posti chiave venivano assegnati in base a criteri politici e confessionali, ma il governo ha deciso di cambiare. Ormai da mesi è in corso in Iraq un duro scontro sulle riforme volute dal governo e fortemente contrastate dai partiti politici che vogliono mantenere il controllo dei ministeri, per questioni di clientelismo e di gestione dei finanziamenti.

I dimostranti sono scesi in strada subito dopo una conferenza stampa tenuta da Muqtada al-Sadr nella città santa di Najaf, in cui il leader sciita ha condannato la mancata approvazione delle nomine e criticato i politici che si rifiutano di porre fine alla corruzione ed alla spartizione delle cariche.