Durante i voli delle sue visite, il Papa parla spesso e volentieri con i giornalisti che lo accompagnano, delegati a raccontare avvenimenti e dettagli dei viaggi. Anche stavolta, sul volo di ritorno dall'Armenia, Bergoglio, sotto la sguardo attento di Padre Lombardi, non ha mancato di rilasciare alcune dichiarazioni, rispondendo alle domande dei giornalisti.

Partendo dalla Brexit, si è augurato che l'Europa possa evitare il rischio di una balcanizzazione, riconoscendo però che «c’è qualcosa che non va nell’Unione Europea» ed auspicando una soluzione tramite la ricerca di soluzioni percorribili:  «In questa Unione ‘massiccia': forse occorre pensare a una nuova forma di unione, più libera. Ma non bisogna buttare via il bambino con l'acqua sporca».

Sulla polemica sollevata dalla Turchia, Papa Francesco, ha detto che «in Argentina quando si parla di sterminio degli armeni sempre si usava la parola genocidio. Non ne conoscevo un'altra. Solo quando sono venuto a Roma ho sentito un'altra parola, il ‘grande male', la tragedia terribile… E mi hanno detto che l'altra era offensiva. Per il mio passato con questa parola, per averla già usata pubblicamente, sarebbe suonato molto strano se non l'avessi usata in Armenia. Ma non l'ho mai detta con animo offensivo. Io ho sempre parlato di tre genocidi nel secolo scorso: il primo quello armeno, il secondo quello di Hitler e l'ultimo quello di Stalin. Ce ne sono stati altri, ad esempio in Africa, ma questi sono quelli nell'ambito delle due grandi guerre».


In  merito ad argomenti più inerenti alla Chiesa, il Papa ha voluto precisare che «non ci sono due papi. Benedetto è il Papa emerito, non il secondo Papa, che è fedele alla sua parola, che è un uomo di Dio, è molto intelligente e per me è il nonno saggio a casa». Questo in risposta alle dichiarazioni di monsignor Georg Gaenswein, secondo il quale il soglio di Pietro sarebbe stato condiviso tra due Papi, uno attivo e uno contemplativo.

Per quanto riguarda l'argomento diaconesse ha fatto sapere che gli sono arrivate le proposte di nomi dall’Unione internazionale superiore generali e dalla Congregazione per la dottrina della fede.

Sul prossimo anniversario dell’affissione delle 95 tesi a Wittenberg di Lutero e del viaggio in Svezia per il quinto centenario della Riforma luterana, Bergoglio ha riconosciuito che  «Lutero fu un riformatore, le sue intenzioni non erano sbagliate. Forse i metodi non erano quelli giusti, ma in quel tempo la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione, mondanità, attaccamento ai soldi e al potere. Lui ha contestato, era intelligente, e ha fatto un passo avanti. Oggi crediamo di riprendere la strada per incontrarci dopo 500 anni».

Infine, rispondendo ad una domanda che gli chiedeva un parere sull'affermazione del Cardinale Marx che in un convegno a Dublino ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa ai gay, Papa Francesco ha detto: «Io credo che la Chiesa non solo deve chiedere scusa ai gay, ma deve chiedere perdono anche ai poveri, alle donne stuprate, ai bambini sfruttati nel lavoro, deve chiedere scusa di aver benedetto tante armi. I cristiani devono chiedere perdono per aver accompagnato tante scelte sbagliate». Quali siano però le azioni concrete che la Chiesa debba intraprendere per dare seguito alle sue scuse, il Papa non lo ha specificato.