Pokemon GO è diventata una moda per moltissime persone, soprattutto giovani, e per alcune di loro quasi una malattia. La caccia ai Pokemon, qualunque cosa possa voler significare, per alcuni è diventata imprescindibile.

E per una caccia che si rispetti ci vogliono le armi adatte. Quelle per i Pokemon si trovano nei PokeStop, dove un giocatore può rifornirsi di palle, pozioni e altro che sia funzionale allo scopo. Poi, se un "cacciatore" sente la necessità di allenarsi, lo può fare in apposite Palestre, anch'esse rigorosamente virtuali.

PokeStop e Palestre si trovano spesso nei pressi di monumenti, edifici pubblici e... chiese! Tanto è comune trovarli nei pressi delle chiese che alcune diocesi in giro per il mondo hanno pensato bene di utilizzare la novità come strumento di promozione per attirare in chiesa nuovi fedeli.

Ma non tutti i vescovi condividono lo stesso punto di vista. Infatti, il vescovo della diocesi di Noto, Antonio Staglianò, pensa che Pokemon Go sia un gioco "diabolico"  che "crea dipendenza a un sistema totalitaristico che è pari a quello nazista".


Al vescovo di Noto, noto alle cronache per la sua vocazione canterina e la sua predilezione per le canzoni di Arisa e Marco Mengoni evidentemente adatte a promuovere le pastorali della diocesi, non è andato giù che davanti alla Basilica di San Nicolò fosse presente una Palestra per Pokemon.

«Incredibile - ha detto. - Hanno mappato tutto il mondo, tutta la terra, creando un'altra realtà in cui il tempo comunque scorre lo stesso e lo si sottrae alle cose importanti. Se si vuole andare alla ricerca di qualcosa, si vada alla ricerca di chi vive nel dolore e nelle difficoltà. Abbiamo bisogno di giovani che indossino le scarpe, escano, camminino animati dal Signore e non certo dai Pokemon».

Chissà che cosa  avrebbe detto su Eccellenza Staglianò se invece di un app per catturare i Pokemon, i giovani ne avessero scaricata una per promuovere Noemi.