Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha inviato Jared Kushner, suo genero, in Iraq per avere un resoconto diretto della situazione nell'area, in rapporto all'andamento della guerra contro lo Stato Islamico.

Ufficialmente, è stato il capo di Stato Maggiore dell'esercito USA, il generale dei Marine Joseph Dunford, ad invitare Jared Kushner e Tom Bosset - capo della Sicurezza Nazionale - a farsi accompagnare in Iraq e prendere visione della situazione di prima mano.

A dispetto delle dichiarazioni di Trump in campagna elettorale, gli Stati Uniti si stanno sempre più impegnando nel pantano bellico che vede interessata la Siria e il nord dell'Iraq.

Dalle operazioni di supporto con i droni, progressivamente, gli USA hanno messo gli "stivali sul terreno" di guerra, anche se in posizioni di retrovia, ma comunque in termini significativi.

E questo non solo per quanto riguarda l'Iraq, ma anche in Siria come testimonia il supporto dato di recente alle forze siriane per respingere un attacco dell'Isis alla diga di Tabqa ad una quarantina di chilometri ad est di Raqqa, capitale dello Stato Islamico.

In Iraq, si combatte invece la battaglia di Mosul dove le forze dell'Isis stanno difendendo con tutti i mezzi possibili l'ultima roccaforte dove tre anni fa Abu Bakr al-Baghdadi ha ufficialmente dato vita al proprio califfato.

È sulla base di questi "temi" che si può spiegare la visita di Kushner che dovrà prendere accordi con il primo ministro iracheno Haider al-Abadi per concordare il ruolo degli USA in Iraq dopo che l'Isis sarà sconfitto.

E come non immaginare che ciò non sarebbe accaduto, considerando che si stanno contendendo quell'area, con motivazioni e alleanze diverse, turchi, russi, iraniani e curdi, dando per scontata la presenza di iracheni e siriani.

Pasticcione se non incapace in patria, dove ha finora rimediato molte brutte figure, Donald Trump si trova ad affrontare la prima vera sfida di politica estera. Non resta che attendere per vedere in che modo, stavolta, se la caverà.