L'Istat ha pubblicato la consueta nota mensile sull’andamento dell’economia italiana relativa a novembre 2016.

Nel quadro riassuntivo relativo alle prospettive a breve termine dell'Italia, l'Istat afferma che "a novembre il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ha subito un peggioramento tornando sui livelli di settembre.

I giudizi sugli ordini hanno registrato una diminuzione solo parzialmente bilanciata dal miglioramento delle attese sulla produzione.

Anche per le imprese delle costruzioni si è evidenziato un calo del clima di fiducia, in presenza comunque di un miglioramento dei giudizi sugli ordini." 

L'economia italiana, quindi, non sta andando bene. Macché! L’indicatore anticipatore dell’attività economica recupera. Ma l'ottimismo dell'Istat deve essere però comminsurato ai dati, per questo poi aggiunge anche "delineando una prospettiva di stabilizzazione del ritmo di crescita dell'economia".

Chissà come sarebbe stata redatta questa nota nel caso sapendo che Matteo Renzi, insieme al suo Goveno si sarebbe dimesso ed oggi, seppur formalmente, non sarebbe più stato il presidente del Consiglio.

Inutile sottolineare i sofismi cui l'Istat fa ricorso per riassumere i dati che indicano lo stato delle Imprese, quello delle Famiglie e del Mercato del lavoro come anche l'andamento dei prezzi. In pratica, si cerca disperatamente di sottolineare qualsiasi segnale positivo o di fiducia per poter dimostrare, al di là dell'evidenza dei fatti, che in Italia le cose non vanno poi così male.

Oramai, tanta tenacia non ha più ragione di essere. Il prossimo bollettino sarà un cassetto pieno dei problemi irrisolti dal governo Renzi, con tanti auguri per chi lo sostituirà.

Nella sua nota, l'Istat parla anche dell'andamento dell'economia nel mondo,  indicando quella USA in ripresa con risultati ottimi per quanto riguarda il Pil, mentre quella europea continua ad arrancare seppur registrando, nella media, qualche pallido segnale di ripresa. Inutile qualunque commento su quanto abbiano funzionato le politiche di rigore imposte dall'UE tramite i diktat della Germania.