"L’archeologia industriale di fabbriche dismesse, discariche ove, come in un moderno cimitero di elefanti, giacciono arrugginiti scheletri di macchine e macchinari, bidoni dell’immondizia stracolmi e circondati da poltrone sdrucite, vecchi televisori dallo schermo rotto, sanitari sbreccati.

Ossa di oggetti, memorie sbiadite, frammenti che s’adagiano sulla battigia dopo tempeste e naufragi, segni di una vita e di una umanità trascorsa. Lacerti banali indegni di uno sguardo, di un pensiero, di una attenzione per quanto minima e fuggevole.

Ecco, però, che lo sguardo di Daniele Sasson, passa curioso, si sofferma, si posa con ironica pietas; e come per incanto, grazie alla magia dell’arte, quei cadaveri grigi si animano, si colorano, divengono belli, di nuovo utili..."

P.Petrioli