Questa mattina l'Istat ha pubblicato una serie di dati che contribuiscono a disegnare il quadro attuale della nostra economia. I dati non sono così confortanti come, d'altronde, altri indicatori avevano fatto temere nelle scorse settimane.

I dati rilasciati oggi riguardano i posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi (le stime pubblicate sono preliminari),  il commercio con l’estero, i prezzi al consumo e l'indice dei prezzi al consumo per le rivalutazioni monetarie.  Vediamo, per ogni singolo rapporto, i risultati rilevati dall'Istat.

Posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi (stime preliminari)
Questo rapporto misura "le ricerche di personale che alla data di riferimento (l'ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse.  […] I dati si riferiscono ai posti vacanti per lavoratori dipendenti nelle imprese con almeno 10 dipendenti dell'industria e dei servizi. […] Il tasso di posti vacanti è il rapporto percentuale fra numero di posti vacanti e somma di posti vacanti e posizioni lavorative occupate.

Nel secondo trimestre dell'anno in corso il tasso di posti vacanti è pari allo 0,5%, cioè lo 0,2% in meno rispetto ai primi tre mesi del 2016. Il dato risulta in calo sia nei settori dell’industria che in quello dei servizi.

Commercio con l’estero
Anche in questo caso, i dati rilevati dall'Istat non  sono promettenti. Rispetto al mese precedente, a giugno le esportazioni registrano un  calo  dello 0,4%, mentre il dato sulla  variazione delle importazioni è pari a zero.  Quindi, si può considerare stazionario rispetto al mese precedente.

A giugno 2016 le esportazioni registrano un lieve calo congiunturale (-0,4%) mentre le importazioni (0,0%) risultano stazionarie. Il surplus commerciale è di 4,7 miliardi, ampiamente superiore a quello di giugno 2015 (+2,8 miliardi).

La flessione  è da attribuire  esclusivamente alle esportazioni  verso l'area extra Ue con un -2,8%, mentre l'area all'interno dell'UE risulta in crescita con un +1,3%.

Su base trimestrale, rispetto ai primi tre mesi del 2016 l'aumento delle esportazioni è del 2,4%, superiore a quello delle importazioni del +1,8%, grazie in principal modo ai prodotti energetici (+15,2%).

A giugno 2016 la flessione tendenziale dell'export (-0,5%) è da ascrivere esclusivamente all'area extra Ue (-2,8%), mentre l'area Ue (+1,3%) risulta in crescita.

Per quanto riguarda gli scambi all'interno dell'area euro il la percentuale dell'Italia  è stabile con l'11,1%, mentre sono in aumento quelli di Germania (da 32,0% a 32,5%), Francia (da 12,2% a 12,3%) e Spagna (da 6,8% a 7,0%).

Prezzi al consumo
Il dato di luglio, se confrontato rispetto a giugno 2016 è aumentato dell0 0,2%, ma riportato  su  base annua ci dice che l'Italia è ancora in deflazione con un -0,1%, anche se in miglioramento rispetto al -0,4% di giugno.

"Il ridimensionamento della flessione su base annua dell'indice generale è principalmente dovuto all’accelerazione della crescita dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+1,5%, da +0,7% di giugno), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8% da +0,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,7%, da +0,2%); inoltre, si riduce il calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-5,9% da -6,8%)".

Sono i prezzi dei prodotti  energetici a determinare la flessione dei prezzi che, altrimenti, rispetto a giugno 2016 avrebbe registrato un dato positivo.

I dati di oggi, confermano quindi la tendenza, già annunciata, di un rallentamento dell'economia e dell'ennesimo rinvio della famigerata ripresa a tempi migliori. Ripresa economica da considerarsi, ormai, una chimera o meglio  ancora la rappresentazione odierna della mitica araba fenice di cui si vagheggia l'esistenza, ma di cui nessuno è mai riuscito a vedere neppure l'ombra.