In base a quanto riportato dall'Agenzia di stampa Vicino Oriente, il premier iracheno Haider al-Abadi in un discorso televisivo trasmesso dal canale Iraqiyya ha annunciato, ufficialmente, l'inizio delle operazioni militari per liberare la città di Mosul.

Nel suo discorso, pronunciato mentre era circondato da ufficiali dell'esercito, oltre ad assicurare l'imminente liberazione della città irachena situat nel nord del paese sotto il controllo dello Stato Islamico, al-Abadi non ha fornito particolari specifici su come le operazioni militari in corso verrano svolte.

Mosul, ultima roccaforte dell'IS in Iraq, viene attaccata da est da 4.000 peshmerga curdi, mentre l'esercito iracheno si sta avvicinando da sud con la copertura aerea fornita dalla coalizione internazionale che sta operando in zona. Della coalizione fanno parte anche milizie vicine a Teheran e l'esercito turco. Entrambi non sembrano particolarmente propensi ad accettare che, una volta cacciati i combattenti dll'IS, non possano poi avere un ruolo attivo sia in relazione al controllo della città, sia a quello dell'area circostante.

Rimane comunque forte la preoccupazione per la popolazione presente nell'area dei combattimenti. Le organizzazioni umanitarie stanno, a tal proposito, lanciando messaggi sempre più allarmati. L'Unicef, tra queste, ha ricordato che "più di mezzo milione di bambini e le loro famiglie della città di Mosul saranno esposti a gravi rischi."

In questo quadro, non va dimenticato neppure che l'Italia ha nella zona un proprio contigente militare poiché fa parte della Coalizione multinazionale (cui partecipano 63 Paesi e 3 Organizzazioni internazionali) che opera contro lo Stato Islamico in Iraq e Siria (ISIS) in base all’Art. 51 della Carta dell’ONU, nonché delle Risoluzioni n. 2170 (2014) del 15 agosto 2014 e n. 2178 (2014) del 27 settembre 2014, in seguito alla richiesta di soccorso presentata il 20 settembre 2014 dal rappresentante permanente dell’Iraq presso l’ONU al Presidente del Consiglio di Sicurezza.

A luglio di quest'anno, i militari italiani destinati ad operazioni di Personnel Recovery (PR), dislocati presso la base di Erbil nel Kurdistan iracheno ad est di Mosul, sono diventati operativi, sostituendo l'esercito USA che fino ad allora si era occupato di quel tipo di missioni.

Il 66° Reggimento fanteria Trieste ed elicotteri con equipaggi provenienti dal 5° Reggimento “RIGEL” ed il 7° Reggimento “VEGA” saranno chiamati ad effettuare operazioni sul campo per recuperare personale isolato, militare e civile, appartenente alla Coalizione. Questo compito, prima svolto nella sola area di Erbil, sarà esteso anche a quella di Mosul.

Ma non saranno solo questi i militari italiani ad essere coinvolti nell'offensiva di Mosul. Infatti, loro malgrado, i bersaglieri inviati a protezione dell'azienda italiana che sta operando per il consolidamento della diga sul Tigri ad un trentina di chilometri a nord di Mosul, rischiano di trovarsi in prima linea, in base a come l'IS deciderà di reagire all'avanzata delle forze della Coalizione.

Infatti, nonostante venga dato per certo che i combattenti del Daesh si sposteranno ad ovest per raggiungere le ultime roccaforti in Siria, non è illogico pensare che la vicinanza della diga non possa diventare per loro un possibile obiettivo militare, visto che abbandonando Mosul non sarà per loro più di alcuna utilità. A questo punto è da chiedersi se i bersaglieri presenti siano dotati dell'equipaggiamento militare sufficiente per una missione del tutto diversa e, soprattutto, imprevista.