Antonia era figlia di un importante avvocato milanese, e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani.

La poetessa scrive le sue prime poesie ancora adolescente mentre studia al liceo classico Manzoni di Milano. Nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università statale di Milanosi laurea con Antonio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo discutendo una tesi su Gustave Flaubert.

Antonia Pozzi tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi molteplici interessi culturali, coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla Lombardia e studia tedesco, francese e inglese.

Antonia Pozzi, poetessa milanese muore suicida a soli ventisei anni il 15 settembre 1937 e pochi mesi prima del suicidio, scrive all'amica Elvira Gandini:

Perché e così:prima si sbaglia, ci si perde, ci si arrampica per astratte impalcature intellettuali, finché la vita un bel giorno comincia, coi suoi gesti leggeri e sapienti, a richiamarci a lei:è come aprire gli occhi ad un tratto e ritrovarsi su una striscia di prato al sole, vicino alle pietre e alle piante. Il senso della vita non è più sparso, nel cervello, nelle mani, negli occhi, ma è tutto raccolto nel centro del petto, come un enorme fiore o come una corazza: e il domani non è più che portare sempre più in avanti quel fiore, sereni, eretti, per una grande strada bianca.

Antonia Pozzi era innamorata della natura, che rappresenta per lei un vero e proprio rifugio interiore e che compare come una sorta di costante nelle sue opere, Antonia vive con disagio la situazione politica e sociale del suo tempo, il cui clima sempre più cupo sembra influenzare progressivamente anche il suo stato d'animo e il suo sguardo sulla vita. Il suo sguardo sulla natura è molto simile a quella del cantautore Nick Drake con il quale Antonia Pozzi condivide la drammatica fine.