La sera di venerdì della scorsa settimana, il colpo di stato in Turchia era in pieno svolgimento. Le forze ribelli stavano tentando di impossessarsi del principale aeroporto di Istanbul e di chiudere il ponte sul Bosforo, mentre ad Ankara i carri armati circondavano il parlamento.

Il presidente turco Tayyip Erdogan quel giorno si trovava a Marmaris, una località di villeggiatura sulla costa sud-occidentale del paese. I golpisti avrebbero attaccato la città nel tentativo di ucciderlo, senza riuscirci. Bombe sarebbero cadute in luoghi frequentati dal presidente, che avrebbe evitato di essere colpito per una questione di minuti.

Secondo la CNN turca, 25 soldati ribelli sarebbero scesi con delle funi da alcuni elicotteri su un albergo di Marmaris, cercando di catturare Erdogan, che però già se ne era andato da lì.

Erdogan lascia Marmaris a bordo di un jet Gulfstream IV del governo turco alle 23.40 ora locale in direzione di Istanbul. Durante il volo l'aereo sarebbe stato intercettato da due caccia F-16 ribelli, che lo hanno affiancato, ma inspiegabilmente non hanno aperto il fuoco pur avendone avuta la possibilità.

Intanto i ribelli si erano impadroniti del quartier generale dei servizi segreti turchi e del parlamento, mentre esplosioni e spari si udivano un po' dappertutto a Istanbul e Ankara. Attraverso la televisione di stato hanno emesso un comunicato in cui veniva proclamato il coprifuoco in tutto il paese.

A questo punto la mossa di Erdogan di lanciare un messaggio attraverso FaceTime, trasmesso in diretta dalla CNN turca, in cui invita i cittadini a scendere in piazza sembra risultare decisivo nel volgere la situazione a suo favore.

Durante gli scontri sono rimaste uccise 290 persone, di cui 104 golpisti e per il resto agenti di polizia e civili.

Un ruolo chiave nell'organizzazione del colpo di stato lo avrebbe svolto Akin Ozturk, capo dell'aeronautica fino al 2015 e membro dell'Alto Consiglio Militare (YAS), l'organismo al vertice dell'esercito, che sarebbe dovuto andare in pensione il prossimo mese di agosto.

Accanto a lui, anche Muharrem Kose, ex-consulente legale del capo di stato maggiore e seguace di Fethullah Gulen, il nemico di Erdogan, attualmente in esilio volontario negli Stati Uniti. Questo particolare sembrerebbe avvalorare la tesi del presidente turco, che accusa Gulen di essere il mandante del complotto ai suoi danni.

Ozturk è già stato arrestato, mentre di Kose non si conosce ancora la sorte.

Già dall'inizio, il colpo di stato sembrava avere poche possibilità di riuscita. I ribelli, una volta usciti allo scoperto, pensavano che altri militari si sarebbero schierati dalla loro parte. In realtà, non è stato così, e questo ha voluto dire trovarsi ad essere numericamente insufficienti e non adeguatamente equipaggiati.

Le operazioni sono state condotte in un modo che a molti è sembrato dilettantesco. E' probabile che i golpisti si siano sentiti sotto osservazione e, nel timore di essere scoperti, abbiano deciso di entrare in azione prima del previsto, con le conseguenze del caso.

Il personale della CNN ha riferito che i militari che hanno occupato i locali dell'emittente erano molto giovani e nei loro occhi non c'era determinazione, ma solo terrore.

I civili scesi in piazza, in risposta all'appello di Erdogan, sono in molti casi riusciti ad ostacolare i movimenti dei militari, semplicemente bloccando il traffico con le loro auto parcheggiate in mezzo alla strada.