Come era facile scommettere, secondo l'Istat l’economia italiana accelera, trainata dai consumi e dalla crescita dei settori dei servizi. Il mercato del lavoro migliora segnando un aumento degli occupati e una significativa diminuzione della disoccupazione. L’indicatore anticipatore mantiene una "intonazione positiva" e i prezzi risultano in decelerazione.

Quest'ultimo aspetto dovrebbe forse far riflettere sull'entusiamo espresso dal nostro istituto di statistica, dato che porta a pensare che l'obbiettivo indicato da Draghi di un'inflazione leggermente superiore al 2% come indicatore di una rispresa economica reale e stabile è forse ancora lontano da raggiungere, specialmente in considerfazione che gli sbalzi in alto e in basso registrati ultimamente hanno riguardato aspetti congiunturali legati a prodotti agricoli e petrolio, e non alla cosiddetta inflazione di fondo.

Ma di questi tempi l'ottimismo la fa da padrone e non desta preoccupazione, ma solo una sorta di compiacimento, il fatto che nei primi mesi del 2017 l’economia USA abbia fatto registrare un rallentamento.

Ma nell’area Euro le cose sembrano andare diversamente con un consolidamento della crescita. Nel primo trimestre del 2017, in base alla stima preliminare, il Pil ha segnato un’accelerazione rispetto alla parte finale del 2016 (+0,5% rispetto al +0,4% del quarto trimestre 2016). Inoltre per alcuni paesi, come Francia e Italia, la stima preliminare è stata rivista al rialzo.

E l'Italia si compiace pure per una crescita del PIL, additittura causata dalla domanda interna, mentre non viene neppure data molta importanza al rallentamento degli investimenti per macchine, attrezzature e altri prodotti (-2,2%) e per mezzi di trasporto (-0,8%), solo parzialmente assorbito da quello nelle costruzioni (+0,6%). La crescita? È legata soprattutto ai servizi con l’aumento nelle attività professionali e di supporto alle imprese (+1,3%), nelle attività finanziarie e assicurative (+1,1%, dopo 4 trimestri di rallentamento) e nelle attività del commercio, trasporto e alloggio (+0,8%).

L'acquisto di beni durevoli è in rialzo, con i consumi finali nazionali in accelerazione (+0,5%) grazie all’aumento sia della spesa delle famiglie, sia della spesa delle amministrazioni pubbliche (rispettivamente +0,6% e +0,5%).

Questo grazie anche al mercato del lavoro in miglioramento con gli ultimi dati che mostrano ad aprile un'occupazione in crescita (+0,4% rispetto a marzo, 94 mila individui in più), dopo la pausa segnata a marzo.

Ad aprile, inoltre, il tasso di disoccupazione è diminuito in misura significativa portandosi all'11,1%, quattro decimi in meno rispetto a marzo, un livello inferiore alla media degli ultimi 4 anni. La discesa del tasso di disoccupazione è da ricollegarsi sia alla crescita dell’occupazione sia all’aumento degli inattivi (+0,2% rispetto a marzo).

Tutto bene quindi? L'Istat ci informa che l'indicatore anticipatore mantiene "un’intonazione" positiva. Da non notare il sofismo lessicale: intonazione invece di andamento. Pertanto, a chi dà importanza a certi dettagli, viene da pensare che tutto rose e fiori proprio non sia.

A supporto di questa tesi, a maggio, sia l’indice del clima di fiducia dei consumatori, sia quello delle imprese hanno segnato un peggioramento, come le stime per le attese sulla disoccupazione che, per il secondo mese consecutivo, sono risultate in aumento.