Ci sono voluti 8 mesi di dura battaglia prima che i soldati dell'esercito iracheno potessero prendere il controllo della moschea di Mosul, luogo simbolo dello Stato islamico.

Fu proprio dal pulpito dell'antica moschea di Grand al-Nuri che Abu Bakr al-Baghdadi auto-proclamò il proprio califfato quasi tre anni fa. Era il 4 luglio 2014.

Lo ha riferito un portavoce dell'esercito iracheno alla tv nazionale, il generale Yahya Rasool: "Lo Stato fittizio è caduto."


Ormai da una settimana i miliziani avevano fatto saltare in aria la moschea medioevale - costruita 850 anni fa - e l'annesso minareto di al-Hadba su cui sventolava minacciosa la bandiera nera dell'Isis. L'esito era pertanto scontato.

Ma la battaglia per Mosul non è ancora terminata. Le restanti forze dello Stato islamico si sono asserragliate in alcuni quartieri della Città Vecchia. Ma è questione di giorni, anche se le operazioni, supportate dall'esercito americano, sono rese difficili dala presenza di cecchini, trappolòe esplosive e civili utilizzati come scudi umani.

A far ritenere ottimiste le forze alleate è il numero di miliziani rimasti, non più di 350, e la dimensione del perimetro in cui si trovano assediati, non più di un chilometro quadrato.

Ma la guerra contro l'Isis non è finita. Le forze del califfato, infatti, sono ancora presenti nella loro capitale in Siria, Raqqa, anch'essa tenuta sotto assedio soprattutto da forze curde, sempre con il supporto dell'esercito Usa.