In un accorato articolo pubblicato sul Sunday Mirror, John Prescott, vice primo ministro nel governo presieduto da Tony Blair al momento dell'intervento in Iraq, si dice convinto che quella fu una guerra illegale ed esprime il suo profondo rammarico per le atroci conseguenze che ha causato.

Già allora, Lord Prescott era preoccupato del fatto che Blair fornisse solo informazioni frammentarie e incomplete al consiglio dei ministri.

Era evidente che i rapporti dei servizi segreti si basavano chiaramente su fonti che avevano una scarsa attendibilità. Ad un certo punto gli stessi estensori cominciarono a manifestare dubbi in proposito, come risulta dal rapporto Chilcot. Nessuno, però, ne informò i membri del governo.

Tony Blair chiese di fornire un parere sulla legalità dell'intervento a Lord Goldsmith, allora attorney general (un'istituzione equiparabile a grandi linee alla nostra avvocatura dello stato). Una prima volta Goldsmith si espresse negativamente, salvo cambiare poi opinione al suo ritorno da un viaggio a Washington.

Goldsmith, lamenta Prescott nel suo articolo, riferì in proposito solo verbalmente al consiglio dei ministri. Non ci fu mai un documento scritto, in cui esprimesse chiaramente le sue motivazioni. Secondo l'ex-vice primo ministro Goldsmith dovette affannarsi molto in quel periodo per trovare pezze legali che legittimassero una decisione politica in realtà già presa.

Ma quello che anche allora preoccupava Prescott era quel "rapporto speciale" fra Blair e George Bush. Non mancò di dirlo a Blair, che gli rispose che un primo ministro deve decidere all'inizio del suo mandato se il presidente degli Stati Uniti deve essere un amico speciale o no. Lui la sua scelta l'aveva fatta.

La guerra in Iraq aveva come scopo l'estromissione di Saddam Hussein e quindi un cambio di regime. Come tale, per essere legale, doveva essere preventivamente autorizzata da una risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, cosa che non accadde. Di questo Prescott è fermamente convinto e la conferma la ebbe nel 2004 dall'allora segretario generale delle Nazione Unite, Kofi Annan, che si disse dello stesso parere.

Alla fine dell'articolo, Prescott esprime il suo dolore per le vittime militari e civili causate dal conflitto e dalla situazione di instabilità da questo creata nell'area mediorientale e dice di aver apprezzato le parole di Jeremy Corbyn, che ha porto le sue scuse ai familiari dei caduti, a nome del partito Laburista.