Asia Bibi è una donna cristiana cattolica condannata a morte in Pakistan con l'accusa di aver offeso il profeta Maometto, anche se la sua unica colpa è quella di essere una cristiana in un paese di fede musulmana.
Il fatto risale al 14 giugno 2009, Asia Bibi è una lavoratrice agricola a giornata e quel giorno è impegnata nella raccolta di bacche. Le viene chiesto dalle lavoratrici musulmane di andare a prendere dell'acqua. Quando Asia si reca a prenderla ne beve un po' per potersi dissetare, ma per questo viene accusata di aver contaminato l'acqua, essendo lei di fede cristiana, e di aver offeso Maometto in loro presenza.
Le donne decidono di denunciarla, viene arrestata con l'accusa di blasfemia e rinchiusa nel carcere di Sheikhupura. Asia Bibi si è sempre difesa dicendo di essere perseguitata esclusivamente per la sua fede religiosa.
L'11 novembre 2010 il giudice la condanna definitivamente, anche se il marito farà ricorso, e ribadisce che per lei non ci possono essere attenuanti vista la gravità del suo reato.
Nel dicembre 2011 una delegazione della Masihi Foundation (MF), la ONG che si occupa dell'assistenza legale e materiale di Asia Bibi, le fa visita in carcere. Le sue condizioni di igiene personale erano terribili e le sue condizioni di salute, sia fisiche che mentali, erano apparse critiche.
Nel 2012, secondo alcune fonti, l'uomo che aveva accusato Asia di blasfemia avrebbe dichiarato di essersi pentito di aver sporto denuncia contro la donna, che si sarebbe basata semplicemente su pregiudizi personali e per causa di alcune donne musulmane del villaggio. L'uomo avrebbe quindi pensato di non portare avanti l'accusa, ma le pressioni ricevute da gruppi fondamentalisti islamici l'hanno persuaso dal desistere. Anche Asia Bibi ha ricevuto molte minacce di morte da parte di questi gruppi. Infatti nel 2013, per questioni di sicurezza , è stata trasferita al carcere femminile di Multan. Per i familiari, però, è diventato molto difficoltoso poterla raggiungere, perché il carcere dista sei ore dal loro villaggio.
Il 16 ottobre 2014, dopo quasi quattro anni di carcere e dalla presentazione del ricorso, si è pronunciata l'Alta Corte di Lahore confermando la pena capitale per la donna. Però il 22 giugno 2015 la Corte suprema ha sospeso la pena capitale rimandando tutto al tribunale.
Il governatore del Punjab, Salmaan Taseer, si era recato in carcere da Asia Bibi per esprimere la sua solidarietà alla donna e proprio per il suo impegno nella revisione delle norme sulla blasfemia il governatore, il 4 gennaio del 2014, è stato ucciso a Islamabad da una delle sue guardie del corpo.
Come il governatore, due mesi dopo la sua morte, il ministro per le Minoranze Religiose Shahbaz Bhatti, cattolico, è stato assassinato da estremisti islamici. Asia Bibi scrisse una lettera a proposito delle due uccisioni:
“Tutti e due sapevano che stavano rischiando la vita, perché i fanatici religiosi avevano minacciato di ucciderli. Malgrado ciò, questi uomini pieni di virtù e di umanità non hanno rinunciato a battersi per la libertà religiosa, affinché in terra islamica cristiani, musulmani e indù possano vivere in pace, mano nella mano. Un musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c'è un messaggio di speranza”.
C'è da dire che il caso di Asia Bibi si è completamente svolto con la più totale indifferenza delle maggiori istituzioni mondiali; persino il papa Benedetto XVI ha dedicato pochi minuti alla famiglia di Asia quando si recarono a San Pietro.
 
Asia Bibi riceve continue minacce di morte da parte degli integralisti islamici e la sicurezza intorno alla sua cella è stata rafforzata. Una cella dove Asia Bibi vive da anni, con solo un letto per dormire, per sedersi e per stendere i suoi vestiti; con una piccola canna per lavarsi e un buco non troppo profondo dove fare i propri bisogni. Quando Asia stende i suoi vestiti sul letto, visto che non c'è altro spazio e il pavimento è pieno di polvere, lei non può sdraiarsi ed è costretta a farseli asciugare addosso. Questa è la vita di Asia Bibi, questa è la vita di una cristiana cattolica in un paese di fede musulmana.