Investimenti pubblici e una società più giusta, questi gli impegni presi dal segretario laburista, Jeremy Corbyn, in un discorso tenuto a Dagenham, un sobborgo di Londra, nell'ambito della campagna per la leadership del partito, che lo vede scontrarsi con Owen Smith, ex-ministro del governo ombra.

Corbyn ha sintetizzato il programma, che alle prossime politiche dovrebbe consentire al suo partito di sconfiggere i conservatori, in 10 punti principali. Eccoli:

1. Piena occupazione ed un'economia che garantisca a tutti un tenore di vita dignitoso, grazie a 500 miliardi di sterline di investimenti pubblici in infrastrutture.

2. La certezza per tutti di una casa, grazie alla costruzione di un milione di nuove abitazioni, di cui la metà case popolari, e un tetto agli affitti.

3. Sicurezza sul lavoro, con maggiori diritti per i lavoratori e contrattazione collettiva obbligatoria per imprese a partire da 250 dipendenti.

4 Una migliore assistenza sanitaria e più servizi sociali, con la fine dell'affidamento dei servizi sanitari ai privati.

5 Istruzione pubblica per tutti, con il progressivo ripristino di corsi gratuiti, anche di apprendistato.

6 Politica ambientale, con il rispetto degli accordi di Parigi e un costante aumento dell'impiego di energie rinnovabili.

7 Ripristino dell'intervento pubblico nell'economia e nei servizi, con la nazionalizzazione delle ferrovie e riconsegnando alla gestione dei comuni il trasporto locale e gli impianti sportivi.

8 Un taglio alle disuguaglianze economiche, con una tassazione progressiva che colpisca soprattutto i redditi alti ed una riduzione delle differenze salariali.

9 Una società più uguale, con iniziative per la lotta alla violenza contro le donne e alla discriminazione fondata sulla razza, il sesso o la disabilità, oltre alla difesa dei diritti umani.

10 Pace e giustizia alla base della politica estera, con l'impegno di porre fine ai conflitti.

Finalmente, almeno da qualche parte, anche se non in casa nostra, si sentono delle parole di sinistra. Sembrerebbe definitivamente archiviata l'epoca di Tony Blair, che molti anni fa fece dire ad un ancor giovane David Cameron, allora all'opposizione: "Come faccio a sconfiggere Blair, se quello che intenderemmo fare noi conservatori è già tutto nel suo programma?". E invece no.

Dopo che finalmente, beati loro, avevano trovato un leader di sinistra, eletto a grandissima maggioranza dal voto popolare, i parlamentari laburisti, in gran parte ancora intossicati dalla politica di Tony Blair, hanno deciso di farlo fuori, perché l'importante è vincere e con Corbyn, secondo loro, non si vince. Le idee, da loro come da noi, sembrano non contare più.

Quindi, a costo di mettersi contro la base dei loro elettori, gli MP del Labour hanno trovato la scusa del risultato del referendum per invocare l'elezione di un nuovo segretario. Sul povero Corbyn sono piovuti attacchi da tutti i versanti del gruppo parlamentare. Chi era favorevole a rimanere nell'Unione Europea, lo ha accusato di aver condotto una campagna poco efficace e convinta, mentre i fautori della Brexit lo hanno biasimato per non essere stato dallo loro parte. Alla fine lo hanno sfiduciato con 172 voti contro e solo 40 a favore.

Per rendere ancora più chiara la loro opposizione all'attuale leader, molti dei ministri del governo ombra si sono dimessi. Lo stesso Owen Smith (nella foto), il candidato che, dopo l'abbandono di Angela Eagle, ha messo tutti d'accordo gli oppositori di Corbyn, ne faceva parte in qualità di ministro del Lavoro.

Inizialmente, si voleva anche impedire a Corbyn di candidarsi, a meno che non fosse stato in grado di trovare almeno 51 fra parlamentari, anche europei, che ne appoggiassero la candidatura. Cosa abbastanza improbabile, data l'aria di fronda. Alla fine il Comitato Esecutivo lo ha autorizzato a candidarsi, probabilmente anche in considerazione della schiacciante vittoria dello scorso anno. Mettersi contro i propri iscritti va bene, ma meglio non esagerare.

All'annuncio di nuove elezioni per il segretario, c'è stata la corsa alla registrazione dei votanti. Alla metà di luglio, nel giro di due giorni si sono contate 183.541 registrazioni. Ora siccome anche lo scorso anno si era verificato un fenomeno simile ed il risultato era stata l'elezione di Corbyn, si era cercato di evitare che la storia avesse a ripetersi.

Era stata introdotta una nuova norma che imponeva a quanti si fossero registrati dopo il 12 gennaio 2016 di pagare la non indifferente somma di 25 sterline per avere diritto di voto. Normalmente si pagano solo 3 sterline. Questo non ha scoraggiato gli oltre 180 mila nuovi aderenti, che hanno versato nelle casse del Labour un totale di oltre 4 milioni e mezzo di sterline.

E ci sono pochi dubbi che gran parte di quanti si sono registrati daranno il loro voto a Corbyn, che di questo è pienamente consapevole e che ha espresso la sua soddisfazione in un tweet:

Il nome del nuovo segretario si conoscerà il 24 settembre prossimo.