Dopo che il 30 novembre scorso venne raggiunto l'accordo tra i produttori di petrolio dell'OPEC per contenere la produzione (problema cronico), il mercato è riuscito a risollevarsi tanto che il prezzo del greggio è salito oltre quota 50 dollari al barile.

Nell'ultima settimana però la situazione è tornata ad essere critica, con una perdita del 7% e con i prezzi che si sono attestati sopra i 49 dollari per il brent e sopra i 46 per il greggio.

Il calo è dovuto alle scorte che sono ormai giunte a livelli record, alla crescita della produzione USA e ad un brusco rallentamento della domanda.

Ad oggi l'accordo OPEC sulla produzione è più che rispettato, anche in rapporto a quanto si è visto in passato. Ma, nonostante questo, le scorte accumulate rimangono alte, a 65 giorni di futuro consumo, superiori di circa 15 giorni rispetto ai valori di qualche anno fa.

Ma sembra soprattutto il fattore tecnologico a pesare sul prezzo. Infatti, se in passato i costi estrattivi erano molto alti a causa anche del numero di addetti necessari per le varie operazioni richieste, oggi vengono stimati tra i 35 e i 40 dollari, grazie all'utilizzo di nuove tecnologie che permettono di individuare e valutare le potenzialità dei nuovi pozzi.