Presso l'Auditorium “V. Bachelet” – The Church Palace, Domus Mariae, è stata organizzata l'XI edizione del Rapporto Italiani nel Mondo realizzato dalla Fondazione Migrantes.

Presenti, Mons. Guerino Di Tora, vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Fondazione Migrantes; Paolo Ruffini, direttore di Tv2000; la dr.ssa Delfina Licata, curatrice del volume che tratterà il tema La mobilità italiana tra appartenenze multiple e spazi urbani; Sabrina Prati, dirigente Istat; Don Luigi Usubelli, cappellano per la comunità italiana di Barcellona; il senatore Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato; il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone; Massimo Riccardo, direttore centrale per la Promozione della cultura e della lingua italiana del Maeci; Mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. A Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 ore il compito di coordinamento degli interventi.

L'edizione 2016 del Rapporto Italiani nel Mondo è stata redatta grazie alla collaborazione di 60 autori, dall’Italia e dall’estero, che hanno prodotto un totale di 51 saggi.

E adesso veniamo al cuore del rapporto. In Italia ci preoccupiamo di coloro che arrivano dal sud e dall'est, ma non ci preoccupiamo degli italiani che emigrano.
Il Rapporto Italiani nel Mondo ci dice che sono soprattutto le persone dai 18 ai 34 anni ad emigrare, diplomate, laureate, comunque provviste di una specializzazione, che deluse dalle poche opportunità offerte dal nostro paese cercano fortuna all'estero. A queste si aggiungono gli anziani che vanno all'est per poter vivere dignitosamente con la loro pensione. Così, invece di sopravvivere in Italia, gli apartenenti alla terza età emigrano in Ucraina (+307%), in Bulgaria (+223,6%), in Romania (+152,8), in Polonia (+152,8%).

Nel 2015 sono 107.529 gli italiani emigrati all’estero: 6.232 in più rispetto al 2014. Di questi il 69,2%  si è trasferito in altri paesi europei. Nell’arco di dieci anni, dal 2006 al 2016, la mobilità degli italiani è aumentata del 54,9%. Negli ultimi 11 anni le variazioni più significative hanno riguardato la Spagna con un +155,2% ed il Brasile con un +151,2%.

Se oggi sono soprattutto i giovani ad emigrare, questo è facilmente intuibile che costituisce un grave problema per l'Italia. Ma tale problema aumenta se si considera che per i giovani talenti italiani che partono non vi sono altrettanti talenti stranieri che entrano nel nostro paese. Quindi, la circolazione di cervelli,che è positiva per lo scambio di ideee ed esperienze per la crescita di un paese quando vi è un equilibrio tra tra ingressi ed uscite, è invece un grave problema da risolvere quando questa è a senso unico... in uscita!

Dei 107.529 migranti del 2015, gli uomini costituiscono la maggioranza (60.372). Il 36,7% sono nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni. A differenza di quanto accadeva in passato, la maggior parte dei migranti parte dal Nord, Lombardia in testa (20.088), poi  c'è il Veneto (10.374), la Sicilia (9.823), il Lazio (8.436).

La nota positiva, a conclusione del rapporto, è quella che possiamo definire come diffusione del verbo da parte di coloro che decidono di trasferirsi all'estero. I migranti italiani si sentono portatori sani di italianità attraverso "il gusto, la lingua, il business, la sensibilità artistica, la moda, il design, la pittura, la narrativa".