Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Sono questi gli Stati arabi che lunedì hanno interrotto ufficialmente i loro rapporti diplomatici, e non solo, con il Qatar accusato di sostenere il terrorismo islamico, creando in questo modo una delle più importanti fratture degli ultimi anni nel mondo arabo.

L'oggetto della contesa sarebbe causato dal sostegno offerto da Doha alla Fratellanza Musulmana, movimento islamista sciita legato a Teheran. Movimento inviso agli israeliani e, per tale motivo, indicato come terrorista, ma non certo assimilabile a Isis o Al Qaeda.

Ma l'accusa contro Doha riguarda anche il possibile supporto della monarchia qatariora a favore di Isis e Al Qaeda. In che modo? Tramite la diffusione dell'ideologia di tali gruppi tramite gli schermi della rete televisiva al Jazeera, canale satellitare statale del Qatar con sede anche a Londra da cui trasmette in lingua inglese.

Le accuse di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, peraltro non nuove, hanno avuto un effetto anche pratico con l'invito ai visitatori e ai residenti qatarioti presenti nei paesi del Golfo e in Egitto di tornare in patria entro due settimane.

Anche la compagnia aerea Etihad Airways, di proprietà dello stato di Abu Dhabi, ha anticipato che sospenderà tutti i voli da e per Doha a partire da martedì fino a nuovo ordine.

Il Qatar, improvvisamente diventato uno Stato canaglia, ospita una grande base militare americana, nel 2022 ospiterà la Coppa del Mondo di calcio e da anni si è imposta all'attenzione iternazionale come mediatore per molte delle controversie nella regione. Da non dimenticare il supporto alla diffusione delle idee della primavera araba tramite i servizi televisivi di Al Jazeera.

Utilizzando le dichiarazioni di Donald Trump contro l'Iraq, pronunciate nella sua visita in medio oriente pochi giorni fa, i paesi sunniti dell'area, guidati da Riad, parrebbero aver accolto la palla al balzo per regolare le proprie questioni con Doha, il cui liberalismo, naturalmente incorniciato con tutti i se e i ma del caso, viene visto come fumo negli occhi dalla dinastia saudita che, da più di 200 anni, fonda il proprio potere sulla rigida osservanza islamica e sulla rigida applicazione della sharia, con poche concessioni, almeno a livello ufficiale, all'evoluzione culturale occidentale.

L'Egitto, inutile sottolinearlo, si è accodato all'iniziativa in modo da contrastare, caso mai ce ne fosse bisogno, qualsiasi iniziativa politica interna della Fratellanza Musulmana, storico oppositore al regime militare inquesto momento guidatgo da al Sisi

Quanto accaduto oggi è, quasi sicuramente, una conseguenza diretta della visita di Trump in Arabia Saudita e della mega vendita di armi a quel paese. Per colmo dell'ironia, da ricordare che i sauditi sono stati indicati più volte dalla stessa FBI come principali sostenitori di uomini e mezzi del terrorismo sunnita (Al Qaeda e IS).