Si è svegliato una mattina e, aprendo le persiane, ha esclamato "Bonjour!". Un cinquantenne italiano si è improvvisamente messo a parlare in francese, una lingua che fino a quel momento non aveva mai utilizzato, se non quando ventenne aveva frequentato brevemente una ragazza francese.

La lingua francese l'aveva studiata, ma molto superficialmente, a scuola e non aveva più avuto occasione di parlarla neanche nella sua professione, che richiedeva soprattutto l'uso dell'inglese.

Ma dei francesi non si limita solo a parlare la lingua, ne imita anche gli atteggiamenti e il modo di gesticolare, spesso con molta enfasi. E' diventato la "caricatura" di un francese.

Parla francese con tutti, anche se non lo capiscono. Compra cibi francesi, preferisce guardare film francesi, legge riviste francesi, qualche volta anche dei libri. Quanto a scrivere, però, scrive solo in italiano. Se gli viene chiesto parla ancora nella sua lingua madre, ma spontaneamente usa il francese.

Il suo è un francese un po' maldestro, costellato di molti errori grammaticali e il vocabolario è limitato. Ma parla velocemente e sembra non aver problemi a trovare le parole. Soprattutto, non inframezza mai parole italiane nelle sue tirate in francese. La sua intonazione è spesso eccessiva, quasi stesse recitando. E' stato paragonato al Peter Sellers, nella sua interpretazione dell'ispettore Clouseau nella Pantera Rosa.

Sebbene la cosa faccia sorridere e, sicuramente, a molti sarà venuto in mente Alberto Sordi nel suo "Un americano a Roma", in realtà siamo di fronte ad una condizione clinica. Infatti il caso è stato riportato dalla rivista scientifica Cortex, in un articolo di Nicoletta Beschin, dell'Unità di Neuropsicologia Clinica dell'ospedale di Somma Lombardo, in provincia di Varese, scritto insieme a due colleghi dell'università di Edinburgo.

Si tratta di un caso di "Sindrome compulsiva della lingua straniera", descritta per la prima volta nella letteratura scientifica, con tanto di osservazioni cliniche dettagliate. JC, come viene chiamato nell'articolo per tutelarne la privacy, soffre di una malformazione vascolare, a livello del tronco basilare, una grossa arteria che porta il sangue al cervello.

Nel suo caso, il tronco basilare è molto dilatato e segue un percorso tortuoso, causando un accumulo eccessivo di liquido cefalorachideo nei ventricoli, una condizione conosciuta come idrocefalia. Il paziente è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per l'evacuazione dell'eccesso di liquido, ma ha riportato delle lesioni vascolari a livello cerebrale.

Oltre alla sua francofilia patologica, JC presenta anche disturbi della memoria episodica. Ha dimenticato quello che è successo negli ultimi tre anni, ma ricorda tutto il resto del suo passato. E' funzionalmente efficiente, ha però delle manie di grandezza, dei disturbi del sonno e presenta dei comportamenti compulsivi. Compra inutilmente un gran numero di oggetti (quando aveva bisogno di due appendiabiti ne ha comprati 70), mostra un'immotivata euforia (che naturalmente lui definisce "joie de vivre") e anche segni di disinibizione sociale. Ad esempio si è offerto di organizzare una tournée canora per l'amica della figlia o di tenere lezioni di francese ai vicini.

La cosa, ormai, va avanti da quattro anni, anche se negli ultimi tempi è un po' diminuito l'atteggiamento caricaturale. E' come se la conoscenza di una lingua straniera, dimenticata per molto tempo, fosse stata improvvisamente riattivata e si provasse un bisogno irresistibile di utilizzarla. 

Il disturbo di cui soffre JC viene definito dagli autori "sindrome compulsiva della lingua straniera", dal momento che il paziente parla veramente francese e non italiano con l'accento francese. Non si tratta, quindi, di un caso della cosiddetta "sindrome dell'accento straniero", in cui un soggetto continua ad usare termini della propria lingua madre, ma con l'intonazione tipica di una lingua straniera, di cui utilizza il modo di accentazione e le pause caratteristiche.