Dice bene Matteo Salvini, sono passati venticinque anni e la Lega non è riuscita in questo periodo a raggiungere il federalismo.  Ci andò vicina con il referendum, del 2006, per la riforma costituzionale, ma quasi sedicimilioni di italiani votarono per il NO, il 61,3%.

 I SI furono  il 38,7% con quasi dieci milioni di voti.

Peccato, era una buona legge ma diversi fattori portarono alla sconfitta dei riformatori.

Oggi  la situazione della Lega è molto cambiata rispetto a quel periodo, diciamo felice, oggi si trova come su una barca a vela in mezzo al mare piatto in assenza di vento.

Le vie delle alleanze, come allora, sono difficilmente percorribili, mantenere i rapporti con Forza Italia si corre il rischio di infettarsi, i Fratelli d'Italia sono piccolini e non danno segno di voler crescere.

No so quale sia la strategia del segretario della Lega, ma da l'idea che abbia bisogno di continue conferme,  mantenendo un'assidua visibilità come a ferragosto dal palco di Ponte di Legno, o presenziando le famose feste di partito, a carattere godereccio. La musica è sempre la stessa, il ballo anche. Sono i duri e puri che corrono a inneggiare Salvini, ammirandolo come un salvatore, e magari facendosi un "selfie" con lui.

Ma di reali prospettive non se ne vedono.

Io credo che, oggi come ieri, quando il referendum venne bocciato, l'indiziato principale del mancato successo  sia la chiusura mentale del partito verso l'esterno. "Noi siamo leghisti, la pensiamo così, chi non è d'accordo con noi, quella è la porta". Questo è il sunto  del pensiero leghista,  l'omologazione al potere e chi ha qualche variazione sul tema, rischia di essere tacciato di blasfemia.

 Questo partito, per continuare a sperare, deve invece aprire le finestre e fare entrare aria nuova.

 Salvini, dal palco, si preoccupa di farci sapere che il partito non è diviso,  è compatto.

Questo non sembra un segnale positivo. Le posizioni contrastanti sono sempre da considerare come un  contributo alla causa di un partito (a meno che non siano per lotta di potere), sono la linfa vitale.

 La Lega ha bisogno di gente nuova, con nuove idee, e nuove esperienze, ma se le porte rimangono chiuse, i soccorsi non potranno entrare.

Se si vuole vincere, e da soli la Lega non vince, in maniera democratica si intende,  bisogna ampliare l'area del consenso.  Altrimenti non basteranno altri venticinque anni di attesa.