Ad Ascoli Piceno, nella palestra vicina all'ospedale Mazzoni, sono stati celebrati i funerali delle vittime marchigiane del terremoto. Alla cerimonia funebre, a rendere omaggio alle bare delle vittime distese per terra, erano presenti tutte le più alte cariche dello Stato, ad iniziare dal presidente della Repubblica. Le esequie sono state celebrate dal vescovo Giovanni D'Ercole che, già nella notte del 24, si era recato sui luoghi del disastro a portare i primi soccorsi.

Il vescovo D'Ercole ha iniziato la sua omelia con la promessa che non avrebbe detto le solite cose da prete o di circostanza e ha ha fatto sapere che alle domande dei fedeli travolti dal dolore per la perdita delle persone care e dei loro beni ha risposto con il silenzio, l'abbraccio e la preghiera.

Citando Guareschi e l'episodio dell'alluvione provocata dal grande fiume ha ricordato che Don Camillo, a coloro che chiedevano a Dio il perché di tutto quello che stava accadendo, aveva risposto: "Stare insieme è la scialuppa di salvataggio nella tempesta".

Il vescovo ha poi fatto appello "all'umile coraggio della fede" come scialuppa di salvataggio per non affogare nella disperazione e "ridare luce alla nostra speranza".

Parlando poi della vicenda delle due bimbe, Giulia la più grandicella, morta, che con il suo corpo ha fatto in parte scudo alla sorella minore Giorgia che dopo alcune ore è stata tratta in salvo, solo ferita, dalle macerie, si è rivolto ai giovani, soprattutto a loro, ricordandogli che "è saggio dialogare con la natura e non provocarla indebitamente". Quest'ultimo passaggio dell'omelia del vescovo di Ascoli è piuttosto oscuro oltre che vagamente minaccioso.


Nelle parole del vescovo, ovviamente consolatorie, si ripropone immancabilmente la domanda che per due millenni ha accompagnato le tragedie che un dio, definito amorevole e misericordioso, non è stato in grado o non ha voluto evitare: perché?

Per la Chiesa Dio è Padre onnipotente e mostra la sua onnipotenza paterna attraverso il modo con cui si prende cura dei nostri bisogni, attraverso la sua infinita misericordia, perdonando i peccati.

Ma la Chiesa ci ricorda anche, citando San Tommaso, che l’onnipotenza divina non è affatto arbitraria: "In Dio la potenza e l’essenza, la volontà e l’intelligenza, la sapienza e la giustizia sono una sola ed identica cosa, di modo che nulla può esserci nella potenza divina che non possa essere nella giusta volontà di Dio o nella sua sapiente intelligenza".

Ma quando la fede è "messa alla prova dall’esperienza del male e della sofferenza", dubbi e perplessità possono trovare risposta solo nell'adesione "alle vie misteriose dell’onnipotenza di Dio".

Il vescovo D'Ercole, come è giusto che sia, queste affermazioni non le ha spiegate durante la sua omelia, ma la domanda sul perché di tragedie come quella del terremoto tra Marche e Lazio continua a non trovare una risposta chiara e coerente da parte della Chiesa.