Nei giorni della fiducia al nuovo governo, l'unica preoccupazione del ministro del Lavoro, il reloaded Giuliano Poletti, era stata quella di indicare l'unica via possibile per evitare i tre referendum proposti dalla CGIL ed al vaglio della Consulta per il via libera, il prossimo 11 gennaio.

Per evitare di votare i referendum, che hanno per oggetto il tema del lavoro e alcuni argomenti che andrebbero ad impattare con il Jobs Act, Poletti ha affermato che non c'è altra strada possibile che votare in primavera.

In tal modo, poiché dopo l'approvazione della Corte costituzionale i tre refrendum andrebbero votati entro un certo periodo di tempo che però andrebbe a coincidere con il voto delle politiche, questi verrebbero posticipati di un anno. Il problema, in tal modo, sarebbe risolto... almeno nel breve periodo.

Un'altra strada per evitare i referendum ci sarebbe e sarebbe quella, molto semplice, di licenziare dei provvedimenti che possano risolvere le lacune evidenziate dal sindacato della Camusso. Ma sembra che il Governo, da questo versante, faccia orecchie da mercante.

Oggi, il segretario della CGIL Susanna Camusso, sulla vicenda, ha rilasciato la seguente nota: «Se la politica discute solo di calendario mi pare che venga meno al proprio ruolo, che invece è quello di affrontare i problemi e dare risposte. Occorre parlare meno di calendario e più delle ragioni politiche.

Se l’11 gennaio la Corte Costituzionale autorizza i tre quesiti, su una cosa sono tranquilla: prima o poi bisognerà votarli. Non è rinviando che si risolve il problema. Proviamo a essere rispettosi del percorso istituzionale, a non fare pressioni.

Il Paese ha chiesto una discontinuità e il lavoro è uno dei temi fondamentali della discontinuità. Noi abbiamo presentato una proposta di legge, la Carta dei diritti universali del lavoro, e referendum a sostegno, perché pensiamo che in questo Paese occorra tornare ad avere qualità nel lavoro con un riordino compiuto di tutta la materia del diritto del lavoro.

Quello che non si può pensare è che si facciano furberie a livello dell'ultima legge di bilancio e dei decreti correttivi del Jobs Act, ovvero dichiarare un'ora prima che si utilizza il voucher. Quello non è un modo per regolarli: le furberie non si possono fare.»