Ignazio Marino, ex senatore, ex sindaco di Roma, ex iscritto al Partito Democratico è stato prosciolto dal GUP Pierluigi Balestrieri dalle accuse in merito alla vicenda della Onlus Imagine, perché il fatto non costituisce reato, e dall'accusa di peculato sulla vicenda scontrini, perché il fatto non sussiste.

Secondo l'accusa, nel primo caso, Marino avrebbe disposto certificati che attestavano compensi destinati a collaboratori fittizi o inesistenti che avrebbe procurato alla Onlus Imagine un profitto non dovuto di 6000 euro.

Per quanto riguarda le cene, Marino avrebbe mangiato per ben 56 volte, spendendo circa 13 mila euro, pagando con la carta di credito del Comune, senza che l'occasione ne giustificasse l'utilizzo.

In seguito al proscioglimento dalle accuse, Marino ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Sono felice, aspettavo questo esito perchè sapevo di essere innocente.
Ringrazio la giustizia. Di fronte ad accuse infamanti e a comportamenti dei media e della politica molto pesanti, è stata finalmente ristabilita la verità.
Anche nei momenti più bui di questa vicenda io non ho mai cessato di credere alla giustizia. La strategia vincente è stata quella di chiedere un confronto tra le tesi oggi bocciate della Procura della Repubblica e le affermazioni di verità che durante questo lungo anno ho pronunciato in ogni sede.»

Marino non si è neppure dimenticato di ringraziare i suoi avvocati Enzo Musco, Franco Moretti e Alessandra Martuscelli per aver contribuito con il loro impegno all'esito positivo della vicenda.

Per ulteriori dichiarazioni, Ignazio Marino ha convocato una conferenza stampa alle 16, nella sala Cristallo dell'Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio 131.

Ignazio Marino, intervistato da Mentana nel corso del suo tg su La7 ha ricordato di esser stato allontanato dal Comune in uno studio di un notaio. Parlando genericamente di partiti, anche se dal notaio ad andarci sono stati i consiglieri del Partito Democratico, ha detto che loro non hanno voluto tenere una discussione in Aula, facendo violenza ai Romani che lo avevano eletto. Se doveva essere sfiduciato, questo avrebbe dovuto accadere in aula.

Perché è stato mandato a casa? Perché i partiti, compreso il PD, hanno voluto impedirgli di applicare il programma elettorale che, tra le altre cose, prevedeva un riordino delle controllate in modo che aziende come Acea finissero per essere utilizzare come poltronifici e venissero, finalmente, amministrate da veri manager.