«Mentre la politica italiana post-referendaria litiga su tutto o quasi, il mondo fuori continua a correre. ... Il futuro, prima o poi, torna. E allora facciamoci trovare pronti: anziché litigare sul niente, proviamo a imparare da chi sta costruendo il domani prima degli altri.»

Chi poteva scrivere una frase del genere, esempio, al tempo stesso, di retorica da due soldi, becera arroganza e livore? Sì, lo avete indovinato... proprio lui. Matteo Renzi, l'ex boy scout, l'ex premier e, per ultimo, l'ex segretario del PD che è in trasferta negli USA per prendere appunti ed aggiornarsi.

Il diario con il resoconto del suo viaggio in California occuperà la cronaca politica dei prossimi giorni. Un buon metodo per farsi pubblicità senza dover rispondere ai problemi di cui Renzi stesso è diretto responsabile. Pienamente nello stile del personaggio.

Il niente di cui Renzi parla è costituito da lavoro, scuola, tasse, sviluppo, tutti temi che Epifani ha trattato nell'ultima Assemblea Nazionale del PD, elencando gli errori commessi da Renzi nel modo in cui li ha affrontati. Il niente a cui si riferisce Renzi, inoltre, è relativo anche a ciò che lui ha risposto in replica ad Epifani... niente, per l'appunto.

E con le conseguenze di quel niente di cui Renzi è responsabile, gli italiani - che a differenza di quanto può fare lui sono costretti a sopravvivere nel paese perché non si possono permettere di andare in America ad aggiornarsi - devono farci i conti tutti i giorni. E se non è l'ennesima bolletta o l'ennesima multa a ricordargli quel niente, allora, immancabile, ci pensa Bruxelles.

È di oggi la notizia che l'Italia, inserita dalla Commissione UE nel gruppo di sei Paesi con squilibri economici eccessivi, potrebbe incorrere in una procedura d'infrazione a causa dell'incremento del proprio debito pubblico se il Governo non interverrà per correggere il deficit strutturale di almeno lo 0,2% del Pil entro la fine di aprile.

L'avvertimento è contenuto nel rapporto annuale redatto da Bruxelles sulla situazione economico-sociale dei Paesi dell'Unione. Il rapporto debito/Pil dell'Italia, per il 2017, è previsto al 133,3%, ancora in aumento rispetto al 132,8% del 2016, mentre le regole concordate con l'Europa prevedono che l'Italia debba ridurre il proprio debito del 3,6% del Pil ogni anno.

In base a quanto dichiarato da Dombrovskis "da oggi ci sarebbe motivo di aprire la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia, ma torneremo su questa decisione in primavera, per vedere se raccomandare la procedura dopo aver verificato se l'Italia ha tenuto fede ai suoi impegni."

E per non lasciare spazio a dubbi, la Commissione fa notare che a fine 2016 il debito di Roma andava oltre la regola stabilita da Bruxelles per ben 7,4 punti percentuali di Pil.

Quali potrebbero essere le conseguenze di una procedura d'infrazione? Oltre a possibili multe onerose, la procedura sarebbe un segnale d'allarme per i mercati che, automaticamente, inizierebbero  a pretendere rendimenti più alti per i titoli di Stato italiani, aumentando di conseguenza il nostro debito pubblico.

Infine, non bisogna neppure dimenticare che tutto questo non potrà non avere conseguenze sulle prossime politiche, perché Padoan non potrà non mettere le mani, direttamente o indirettamente, nelle tasche degli italiani.

E Matteo Renzi tutto questo lo definisce il niente, cercando di farne ricadere la responsabilità sugli altri, partendo dagli scissionisti del PD fino al governo presieduto da Gentiloni!