Moscovici, commissario Ue per gli Affari economici e monetari, ha tenuto a sottolinearlo: la richiesta della Commissione UE all'Italia non va considerata un ultimatum.

Lo ha affermato nel corso della conferenza stampa in cui sono state pubblicate le nuove stime macroeconomiche dei paesi dell'Unione.

Dopo la lettera del 17 gennaio in cui si chiedeva al nostro paese una correzione della legge di bilancio 2017 per uno 0,2% del PIL, pari a 3,4 miliardi di euro, l'UE, si attende adesso l'adozione di nuove misure entro la fine di aprile, facendo notare che la stima del deficit/Pil 2017 al 2,4% non contiene gli effetti della correzione attesa da parte dell'Italia per conformarsi al patto sul debito del 2015.

Quindi, tutto bene? Mica tanto. Infatti, il Governo ha confermato la correzione alla manovra richiesta dall'Europa promettendo che interverrà per il 25% su tagli alla spesa e per il 75% con aumenti delle entrate. L'unica concessione, dalle parole di Moscovici, sono i tempi di definizione delle misure.

In un primo momento, sembrava che la data del 22 febbraio fosse inderogabile per non far scattare una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese. Adesso, parrebbe che la Commissione UE sia disposta a conoscere e veder applicate queste misure entro aprile.

Da ricordare, comunque, la volontà dell'attuale segretario del PD Matteo Renzi di andare alle urne il più presto possibile e di farlo senza aumentare le tasse, dirette o indirette che siano, agli italiani prima del voto. Una mozione presentata da alcuni deputati renziani alcuni giorni fa ammoniva Padoan in tal senso.

Passando al tema della giornata, relativo alle stime macroeconomiche dei paesi dell'unione, la Commissione Ue conferma, per il 2017 e il 2018, la crescita economica dell'Italia, anche se è una crescita modesta, intorno all'1%, che pone il nostro paese ai livelli più bassi di crescita dell'intera area Ue.

Per quanto riguarda i conti pubblici, il deficit italiano, pur rimanendo  lontano dalla soglia del 3%, ondeggerà stabilmente sopra il 2% del Pil, mentre il debito pubblico è previsto sempre intorno al 133%.

Dopo le meraviglie propagandate da Renzi con le sue riforme approvate nei mille giorni di Governo, se questi sono i risultati prodotti, è chiaro che il giudizio sui suoi provvedimenti non può che essere negativo.